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Marò: Ue, pressione costante. Germania, siamo con voi

E anche la stampa indiana scrive, politica rinvii imbarazzante

04 febbraio, 20:39
Marò: Ue, pressione costante. Germania, siamo con voi Marò: Ue, pressione costante. Germania, siamo con voi

 (di Maurizio Salvi) (ANSA) - NEW DELHI, 5 FEB - Il caso marò è sempre più una questione internazionale. Dalle istituzioni europee alla Germania, la mobilitazione del governo italiano continua ad incassare importanti manifestazioni di sostegno, mentre è partito il conto alla rovescia per la nuova udienza fissata dalla Corte Suprema indiana per lunedì prossimo.

Oggi è stata la volta dell'Alto rappresentante per gli Affari Esteri dell'Ue, Catherine Ashton, che ha assicurato all'Italia una "pressione costante" sull'India per arrivare ad una soluzione positiva di una vicenda che "rischia di avere un impatto negativo" sugli sforzi europei e mondiali nella lotta contro la pirateria. Abbiamo "serie preoccupazioni", scrive la Ashton in una lettera a Gianni Pittella e Roberta Angelilli, vicepresidenti del Parlamento Ue.

Sostegno è arrivato anche dalla Germania, con l'ambasciatore in India Michael Steiner che, alla vigilia della visita ufficiale del presidente tedesco Joachim Gauck, ha chiesto di esaminare il "caso senza asperità" e avvertito che in gioco non ci sono solo le relazioni italo-indiane ma anche quelle fra New Delhi e l'Europa. E mentre anche la stampa indiana mette in evidenza come la politica dei rinvii di New Delhi sia diventata "imbarazzante", il caso finisce sul New York Times, con tanto di monito a Washington da parte di un diplomatico indiano sul rischio che "certe controversie" possono durare anni.

Quello che è emerso nell'aula n.4 della Corte Suprema ieri, è che il procuratore generale ha "quasi trovato" la soluzione per formulare i capi d'accusa nei confronti di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, ma che ha bisogno di tempo per poter conciliare le posizioni "morbide" degli Esteri e della Giustizia con quella "dura" degli Interni. Lo conferma oggi il quotidiano The Indian Express che, dopo aver segnalato il passaggio del ministero della Giustizia alla linea moderata sposata dagli Esteri, ha sottolineato come fonti degli Interni abbiano detto che il ministero ha "fatto sapere di avere riserve sull'abbandono del Sua Act senza adeguate ragioni". E per questo, ritengono fonti diplomatiche italiane, è necessario che si mantenga e se possibile cresca l'attenzione a livello internazionale per il modo - che lo stesso ministro degli Esteri indiano Salman Khurshid ha definito "un disastro" - in cui è stata gestita la vicenda con l'utilizzazione di una legge pensata per reprimere la pirateria e applicata invece a due militari delle forze armate italiane. "Giudico molto bene la prima fase della mobilitazione nazionale ed internazionale - ha dichiarato oggi all'ANSA l'inviato del governo Staffan de Mistura - perché per la prima volta da molto tempo abbiamo visto una vera, genuina, concreta mobilitazione". "Questo è spiegabile - ha chiarito - anche con il fatto che da parte indiana i ritardi, e soprattutto la minaccia dell'uso di una legge antiterrorismo, hanno dato l'occasione di poter creare una massa critica non solo nazionale ma soprattutto internazionale".

Il timore che la settimana prossima l'India possa subire una debacle giudiziaria è stato avvertito oggi in un editoriale da The Hindu, quotidiano che gode di buon ascolto a livello governativo indiano. "L'interminabile politica del rinvio" adottata nella gestione del caso "sta diventando un imbarazzante problema diplomatico", ha osservato il giornale, aggiungendo che "l'India deve chiudere la questione con un approccio credibile e legalmente sostenibile per evitare un rovescio diplomatico o, peggio, un'invalidazione giudiziaria".

Tutto questo fa dire a De Mistura che "è possibile che il procuratore generale annunci lunedì la rinuncia all'uso della legge antiterrorismo, ed è anche possibile che la Corte Suprema accetti tale rinuncia. Da parte nostra non sarà sufficiente. La nostra petizione copre ben altro: l'enorme ritardo e la richiesta chiara che i nostri fucilieri di Marina tornino in Italia". Gli ha fatto eco il ministro della Difesa Mario Mauro, per il quale "la giustizia indiana ha violato tutti i diritti dei due militari che per due anni hanno mostrato tutta la disponibilità possibile per gli accertamenti necessari". "Ora - ha concluso - debbono poter tornare a casa e seguire il processo dall'Italia. Questa è la scommessa del nostro intero Paese".(ANSA).

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