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Al via progetto Lisca Bianca, navigare nell'inclusione

Veliero restaurato da giovani detenuti Malaspina di Palermo

08 marzo, 18:30
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(di Antonella Lombardi) (ANSA) - PALERMO, 7 MAR - Trent'anni fa ha solcato gli oceani ed è stata ambasciatrice dei prodotti e della cultura siciliana: poi l'oblio e il rischio demolizione fino al restauro e al riutilizzo per campagne di inclusione sociale in favore di soggetti svantaggiati. E' la storia di 'LiscaBianca', l'imbarcazione utilizzata dai coniugi Sergio e Licia Albeggiani per fare il giro del mondo e oggi restaurata dai giovani detenuti dell'istituto penale per minorenni Malaspina di Palermo. Un'idea nata grazie alla passione velica di Francesco Belvisi, yacht designer e coordinatore tecnico del progetto, ed Elio Lo Cascio, sociologo e mediatore penale, che hanno unito le loro competenze per il recupero e la valorizzazione dell'imbarcazione e della sua storia. A sposare il progetto la famiglia Albeggiani che ha ceduto l'imbarcazione con l'impegno, una volta ristrutturata, di finalizzarne le attività a scopi sociali e di promo-zione della cultura marinaresca attraverso crociere didattiche, laboratori di educazione ambientale, 'velaterapia'. Il progetto LiscaBianca: navigare nell'inclusione è un progetto sociale, senza alcuno scopo di lucro - spiega Elio Lo Cascio durante la presentazione alla bottega dei sapori e dei saperi di Libera, a Palermo - e coinvolge oltre l'istituto penale per i minorenni 'Malaspina', l'Istituto Don Calabria, l'Associazione Apriti Cuore, Yam e la Lega Navale, e il contributo di Makita che ha fornito tutti gli attrezzi da lavoro per il cantiere. Tutti possono contribuire al restauro dell'imbarcazione anche versando piccole somme attraverso il sito liscabianca.com. Ad appoggiare l'iniziativa anche l'associazione Libera: nella bottega di Palermo sono in vendita felpe e magliette con il logo di LiscaBianca che contribuiranno a finanziare il restauro. L'imbarcazione aiuterà giovani in difficoltà e a rischio devianza, soggetti accolti all'interno di comunità per minori o in comunità per tossicodipendenti, disabili psichici e fisici, utilizzando come strumenti educativi e tera-peutici il mare e la navigazione. "Per navigare insieme bisogna diventare equipaggio e quindi condividere delle regole e rispettarle - ha detto Lucia Lauro, vicepresidente Apriti cuore onlus - La barca, con le sue nozioni tecniche da acquisire e le necessarie scelte operative impone il rispetto delle regole, modula codici secchi. Ciò permette la costituzione di un nuovo gruppo di riferimento alternativo a quello all'interno del quale il soggetto 'disagiato' è inserito e del quale riconosce regole e abitudini anche senza averne, spesso, la consapevolezza". "La barca, così come il lavoro di restauro che ha impegnato i ragazzi - ha detto Michelangelo Capitano, direttore dell'istituto penale per i minorenni di Palermo - non sono stati una simulazione, ma sono diventati una piccola comunità in cui ognuno ha le sue responsabilità e un mezzo per promuovere stili di vita sani e positivi".(ANSA).

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