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Greenpeace: tribunale mare, rilasciare nave e attivisti

Ma Mosca non riconosce la giurisdizione. Intanto liberi 29 su 30

22 novembre, 20:55
GREENPEACE: TRIBUNALE ORDINA RILASCIO NAVE E ATTIVISTI GREENPEACE: TRIBUNALE ORDINA RILASCIO NAVE E ATTIVISTI

 (di Claudio Salvalaggio) (ANSA) - MOSCA, 22 NOV - I 30 attivisti di Greenpeace accusati di teppismo per il blitz contro una piattaforma petrolifera artica di Gazprom devono essere liberati con la possibilita' di rimpatriare e la loro nave, l'Arctic Sunrise, deve essere dissequestrata in cambio di una cauzione di 3,6 milioni di euro: e' la sentenza del tribunale internazionale per il diritto marittimo, un organo indipendente dell'Onu con sede ad Amburgo, al quale si era rivolta l'Aja (il vascello batteva bandiera olandese).

Ma Mosca, pur riservandosi di esaminare il provvedimento, ha ribadito di non riconoscere la giurisdizione del tribunale in questo caso, appellandosi alla riserva con cui aveva ratificato nel 1997 la convenzione Onu sul diritto marittimo, allegando una dichiarazione nella quale precisa di non accettare procedure che portino il tribunale a decisioni vincolanti sulla sovranità nazionale.

La Russia ne fa quindi una questione di violazione della sovranita', quanto di piu' sensibile esista per un Paese come questo, che ha dovuto riaffermarsi dopo il crollo dell'Urss. Il tribunale internazionale, che ha deciso quasi all' unanimita' (19 si, 2 no), ritiene invece che le convenzioni marittime internazionali prevedano che i governi possano bloccare le navi nella loro zona economica esclusiva solo se impegnate in attivita' di pesca o di ricerca non consentite.

Un conflitto nel quale la Russia continua ad avere il coltello dalla parte del manico, potendo non ottemperare la sentenza. La scelta e' comunque imbarazzante: cedere equivarrebbe ad ammettere un errore, ignorare il tribunale causerebbe un ulteriore danno d'immagine a pochi mesi dalle Olimpiadi invernali di Soci, evocando anche il paradosso di un Paese alfiere dell'Onu e del diritto internazionale che ora si rifugia nel diritto nazionale. Per questo forse Mosca piu' pragmaticamente ha giocato d'anticipo liberando proprio oggi, in coincidenza con la sentenza della corte di Amburgo, gli ultimi attivisti in carcere da oltre due mesi in cambio di una cauzione di 45 mila euro a testa. In cella, inspiegabilmente, resta solo l'australiano Colin Russel, ma l'appello potrebbe cambiarne le sorti. Non e' pero' ancora chiaro se i militanti liberati possano anche tornare a casa o se, come appare piu' probabile, debbano attendere nei loro hotel di San Pietroburgo la conclusione dell'inchiesta o addirittura del processo. La nave, intanto, resta sequestrata. Oggi Putin ha ribadito che ''la direzione politica della Russia non ha intenzione di interferire in questo processo''. Non e' tuttavia escluso che il leader del Cremlino sorprenda tutti con un atto di clemenza entro fine anno, quando sara' varata l'amnistia per i 20 anni della costituzione russa. Ma per Ben Ayliff, di Greenpeace international, ''questa saga e' lontana dall'essere conclusa''.(ANSA).

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