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Marche
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Birre artigianali,primo luppoleto Marche

Avviata produzione nel Maceratese, 70 microbirrifici regione

Una produzione di luppolo a Sant'Angelo in Pontano (Macerata).
    L'idea è venuta a Giusanna Di Masi, 37 anni, imprenditrice agricola che ha piantato nel paesino il primo luppoleto della provincia di Macerata: forte è la richiesta dell'aroma necessario per la produzione della birra, anche da parte di molte aziende marchigiane che devono acquistarlo all'estero.
    Nella regione cresce la passione per la produzione di birra in particolare artigianale e con ingredienti a chilometro zero.
    Sono circa 70 i microbirrifici nelle Marche, tra artigianali e agricoli. Producono in proprio orzo ma, almeno finora, con un grande limite: la mancanza di luppolo e la necessità di importarlo. Per ovviare a ciò, stanno iniziando a spuntare i primi luppoleti. E l'imprenditrice Di Masi ha avviato per questo la produzione nel Maceratese. La richiesta è tanta. Ogni pianta, dopo il terzo anno, produce un chilogrammo di fiori essiccati: per mille litri di birra servono tra due e dieci chilogrammi di luppolo secco a seconda del tipo di birra da realizzare.
    "Ciò che viene importato - spiega la Di Masi - non sempre è di prima scelta. Invece siamo riusciti a far attecchire qui da noi piante americane che hanno dimostrato di gradire molto il nostro terroir che conferisce loro note speziate e agrumate proprie del Mediterraneo". L'idea a Giusanna è nata nell'estate del 2016, pochi mesi prima del terremoto. "Avevo appena finito una borsa lavoro e avevo il desiderio di investire su questo progetto - racconta - Ammetto che dopo il sisma mi è venuto il dubbio se restare o andarmene. Poi mi sono detta che in realtà volevo restare qua e fare qualcosa che aiutasse a ripartire me e il territorio". È nato così il Luppoleto Malesta, mezzo ettaro e, per ora, un migliaio di piante.
    "Il luppolo - commenta Francesco Fucili, presidente di Coldiretti Macerata - è un un ulteriore esempio di come i giovani in agricoltura abbiano idee e progetti innovativi che nell'ambito della diversificazione data dalla multifunzionalità prevista dalla legge orientamento del 2001. La ripartenza e il rilancio futuro delle aree interne - conclude - passa anche e soprattutto da progetti concreti che concorrono a produrre cibo con un legame stretto al nostro territorio". L'ennesimo segnale, insomma, che il lavoro della terra può rappresentare una traiettoria di futuro per i giovani e che, per le province marchigiane colpite dal terremoto, può spingere la rinascita.(ANSA).
   

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