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Morando a Ccie, 'innovazione creativa'

Camere Commercio Estero

Morando a Ccie, 'innovazione creativa'

Italia piace e cresce su mercati internazionali

ANCONA, 20 ottobre 2014, 19:21

Redazione ANSA

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. - RIPRODUZIONE RISERVATA

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"Siamo nella società della conoscenza, se vogliamo promuovere la crescita dobbiamo concentrarci sull'innovazione. Non quella di tipo imitativo che è stata al centro del 'miracolo italiano', ma creativo, che produce processi produttivi nuovi, prodotti nuovi, non importa se beni o servizi". Così il vice ministro all'Economia Enrico Morando intervenendo ad Ancona alla Convention mondiale delle Camere di commercio italiane all'estero.
    Morando ha fatto notare alla vasta platea che "nel mondo c'è, continua a esserci, una domanda assolutamente straordinaria di Italia. L'Italia piace, la gente vuole comprare italiano, vuole avere relazioni con l'Italia, ma noi non siamo in grado di soddisfare pienamente questa domanda. Che cosa dobbiamo fare? Cambiare l'Italia prima di tutto, perché senza riforme strutturali questa domanda resterà inevasa". Per l'internazionalizzazione, ha osservato poi, "spendiamo una cifra non enorme, ma comunque significativa, che disperdiamo in modo non ben coordinato sulla base del protagonismo di istituti diversi e spesso in competizione fra loro. Non riusciamo a fare sistema, come invece riesce ad altre nazioni", come la Germania.
    E a proposito di Germania ha annunciato: "In un anno abbiamo fatto metà della strada necessaria per portare al 2018, come faremo, il cuneo fiscale sul lavoro e sull'impresa alla dimensione della Germania, perché i nostri competitori sono i tedeschi ed è là che dobbiamo misurare i nostri handicap competitivi". Morando si è anche soffermato sulla Legge di stabilità, e "può darsi - ha detto - che la misura sulle Camere di commercio sia sbagliata, e se è così sono disponibilissimo a rivederla. Ma per convincerci bisogna portare le analisi di comparazione dei risultati in rapporto ai costi". Morando ha infine invitato le ambasciate italiane, le Camere di commercio, l'Ice a fare sistema avendo alla base il rapporto con gli italiani all'estero, una "risorsa" non utilizzata. Ai lavori è intervenuto anche il presidente della Regione Gian Mario Spacca: "Le Marche hanno basato la propria crescita su uno sviluppo senza fratture, un capitalismo dolce, nutrito da rispetto dell'ambiente e coesione sociale; dal dialogo costante con la comunità nel suo complesso. Il nostro modello di riferimento, dunque, non è quello della distruzione creatrice, ma quello della collaborazione e del confronto. A questa filosofia è necessario ispirare la strategia di internazionalizzazione: far incontrare le migliori esperienze nel mondo, aprirsi ai contributi esteri, stringere accordi che consentano al nostro Paese di fare innovazione e quindi creare reddito e occupazione". Un messaggio di fiducia è arrivato dal presidente di Unioncamere Ferruccio Dardanello: "L'Italia vanta oggi un esercito di 214mila imprese esportatrici, aumentate di 2mila unità nell'ultimo anno anche grazie al sostegno offerto dalle Camere di commercio. Questi campioni del made in Italy hanno puntato sulla qualità e sulla rappresentazione dei valori della nostra tradizione per affermarsi sui mercati mondiali. Ecco perché il sistema camerale italiano guarda con grande interesse al percorso intrapreso dalla Commissione europea per la creazione di un sistema di Indicazioni geografiche per i prodotti non alimentari, che ci consentirà di valorizzare al meglio l'espressione dei nostri territori". Per Dardanello "si tratta di eventi che potranno incidere in maniera decisiva non solo sull'attività che le nostre imprese svolgono all'estero ma anche sulle dinamiche di sviluppo di quelle ulteriori 70mila imprese matricole, cioè le potenziali esportatrici italiane che avrebbero tutte le carte in regola per vincere la sfida dei mercati internazionali". Per Gaetano Fausto Esposito, segretario generale di Assocamerestero, "da Ancona parte un messaggio di un nuovo modo di fare promozione per l'internazionalizzazione. In Italia ci sono tante imprese esportatrici che però, purtroppo, rimangono poco sui mercati per la loro dimensione. Non si può fare internazionalizzazione aiutando semplicemente la crescita delle esportazioni sui mercati internazionali, bisogna concepire modalità diverse, che aiutino le imprese a essere presenti su più mercati, a triangolare su mercati diversi e quindi utilizzare non soltanto la partenza dall'Italia per il paese di destinazione ma per altri paesi per poi tornare in Italia. Se idoneamente assistite, possiamo aumentare almeno di altre 40-50mila imprese il potenziale di apertura del nostro paese all'estero".
   

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