(ANSA) - ANCONA, 26 NOV - La necessità di una svolta nell'asse di industrializzazione adriatica. E' l'input che dà il professor Carlo Carboni dell'Università Politecnica delle Marche nel capitolo dedicato alla Macroregione Adriatico Ionica nel rapporto 'Marche+2020-Sviluppo nuovo senza fratture', promosso dalla Regione Marche. Il docente descrive uno scenario in cui "l'asse adriatico rischia oggi una nuova periferizzazione, se non si metterà in campo un'efficace politica industriale e finanziaria a sostegno di distretti, artigianato, di un'auspicabile imprenditorialità a trazione tecnologica". Una periferizzazione, aggiunge Carboni, che potrebbe attuarsi se "la Mrai non riuscisse a concretizzare l'opportunità per la Ue di rinsaldare amicizie tra Stati membri e non e candidati nello scacchiere sud-est, denso di problematiche sia nei territori di Stati storicamente membri, come l'Italia e la Grecia, sia in quelli ormai acquisiti della Slovenia e, ora, della Croazia, sia infine nell'extension adriatica dei Paesi candidati-candidabili".
La Mrai può rappresentare la possibilità di un cambiamento, di un aggancio per costruire il futuro dell'area. "Siamo di fronte a una svolta - osserva Carboni -, il passato è una risorsa, ma è alle nostre spalle, e una svolta va richiesta e va gestita con istituzioni a intelligenza strategica, in vista del 2020". Si tratta di affrontare "un graduale riposizionamento imprenditoriale verso un modello innovativo gestito con una governance territoriale di tutti i protagonisti dei territori", di industrializzare e finanziare "il sapere codificato e generativo, di accrescere competitività e valore aggiunto del territorio, di creare reti d'impresa e reti di competenza attivando per lo sviluppo non solo imprese ed enti locali, ma anche Università, centri di ricerca, comunità professionali, istituti bancari e venture capital". Occorre, aggiunge Carboni, "internazionalizzare imprese e territorio, non fermarsi al provincialismo e ripensare i grandi corridoi europei che rischiano di ignorare questa parte d'Italia; occorre ripartire dalle proprie dotazioni infrastrutturali". Per questo, "ci vuole più governance, più partecipazione dei protagonisti, più forza condivisa per ricostruire i telai del governo multilivello territoriale in tutta la Mrai". "L'impegno italiano per la Macroregione - conclude - può costituire l'opportunità per ritrovare un protagonismo degli attori locali e territoriali diventato evanescente negli ultimi anni". (ANSA).