Sessant'anni di Unione Europea,
sfide e prospettive: è il tema di un convegno che si è tenuto
alla facoltà di Economia dell'Università Politecnica delle
Marche. Dopo i saluti del presidente del Centro alti studi
europei (C.a.s.e.) Marco Pacetti, l'ambasciatore Luigi Vittorio
Ferraris, vice presidente del C.a.s.e., ha parlato degli scenari
futuri: "Recuperare le ragioni per cui si è deciso di creare
l'Europa. Oggi c'è insufficienza di idee, di proposte: l'idea
europea è appannata". L'Europa è in grado di affrontare queste
sfide? Per Ferraris, dopo il "1989 e il crollo del Muro, l'idea
occidentale di un'Europa aveva vinto, ma da questo successo non
ha saputo tirarne fuori il valore della libertà come valore
principale".
Carlo Curti Gialdino, professore ordinario di Diritto della
Ue alla Sapienza-Università di Roma ha approfondito gli aspetti
giuridico-istitituzionali della Brexit, mentre il professore
emerito di Univpm Pietro Alessandrini ha tenuto una relazione
dal titolo: 'Euro: passo più lungo della gamba?'. "Più o meno
Europa? Certamente si ha bisogno di un'Europa diversa - ha
esordito Alessandrini -. L'euro non è stata però un'idea
imprudente, già insita implicitamente nei Trattati di Roma.
L'euro è un club con forti barriere d'uscita, ma anche
all'entrata". Alessandrini ha poi elencato le quattro ragioni
per non uscire dall'euro: costi di uscita troppo alti, ci
sarebbe una fuga dalla 'nuova lira', grave perdita di
credibilità internazionale (in un paese con moneta debole
aumenta il rischio di cambio), e un'uscita, infine, andrebbe
contro la responsabilità storica come paese fondatore
dell'Unione.
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