(ANSA) - ANCONA, 22 MAG - "Una grande gioia", che però
"arriva tardi, ora mio padre non c'è più". Lo dice all'ANSA
Luisa Davanzali, figlia di Aldo, l'imprenditore marchigiano
fondatore dell'Itavia dopo che la Cassazione ha sancito
l'obbligo per i Ministeri delle Infrastrutture e della Difesa di
risarcire la compagnia aerea fallita dopo l'abbattimento del suo
Dc9 caduto in mare il 27 giugno 1980 con 81 vittime nella rotta
Bologna-Palermo. Luisa è interessata da questo procedimento come
azionista della società in amministrazione straordinaria. Ma
insieme alla sorella Tiziana non si è mai rassegnata alla fine
di una compagnia che "era un gioiello, una pioniera del volo low
cost, oggi sarebbe come Ryanair", una fine che ha travolto Aldo,
un imprenditore noto ad Ancona per i rimorchiatori al porto, la
sua famiglia e 1.200 dipendenti.
"Mio padre non ci ha fatto mai mancare nulla - ricorda oggi
Luisa - ma per anni siamo vissuti ai margini della società"
perseguitati dal sospetto che la sciagura di Ustica fosse stata
causata da un guasto del Dc9. Gli eredi si sono visti dare
ragione dalla Cassazione anche in un altro procedimento per
ottenere i danni morali e materiali: la quantificazione è
prevista a metà luglio. Luisa in questi anni ha avuto accanto
"mia figlia Chiara, alcuni amici...". Con i soldi "voglio
fondare una compagnia aera, il primo velivolo si chiamerà 'Aldo
Davanzali'".
La sentenza di oggi, osserva l'editrice Valentina Conti
(Affinità elettive), che ha pubblicato un libro sulla tragedia
di Ustica dal punto di vista dei lavoratori dell'Itavia, "e'
anche un riconoscimento per gli oltre mille dipendenti
dell'azienda", "vittime collaterali" secondo Luisa. (ANSA).