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Sisma, nasce il Comitato Scuole Sicure

Pagina su Facebook e mobilitazione dei genitori

Piani di evacuazione aggiornati, Moduli ad uso scolastico provvisorio (i Musp), in attesa dei tempi lunghi dei lavori di adeguamento sismico di tutti gli edifici scolastici, comunque ''indispensabili''. Sono le richieste del neo Comitato Scuole Sicure del Centro Italia, nato oggi per iniziativa dei quattro comitati locali sorti nelle Marche, in Umbria, Abruzzo e Lazio dopo il terremoto iniziato il 24 agosto. E' la risposta all'allarme della Commissione Grandi Rischi su nuove possibili scosse di magnitudo fra 6 e 7, e alla reazione dei sindaci, che hanno chiesto al Governo come comportarsi, stretti fra la sequenza sismica ancora in corso e l'emergenza neve.

"L'unica arma che abbiamo contro il terremoto - spiega il Comitato - è la prevenzione, ma bisogna agire subito, non è più pensabile aspettare la costruzione di nuove scuole o il loro adeguamento''. I Musp ''sono l'unica soluzione per tutte quelle scuole con un indice di vulnerabilità inferiore allo 0,8, il limite minimo prefissato, così come per tutte quelle non ancora dotate delle schede di vulnerabilità sismica''. Ad Ascoli Piceno le lezioni sono riprese, ma la scelta del sindaco Guido Castelli ''non convince, perché in città non c'è edificio scolastico che abbia il certificato di vulnerabilità sismica, obbligatorio dal 2003 ma mai fatto'' commenta Iride Luzi, referente del Comitato ascolano (oltre 2 mila membri fra iscritti alla pagina Facebook e non).

"E non è stato un problema economico, ma una scelta politica, visto che c'erano finanziamenti regionali per fare le valutazioni e che dopo il terremoto dell'Aquila era stata ribadita la necessità di queste certificazioni, con parametri più severi. Anche se poi non c'era l'obbligo di fare i lavori, ma solo di predisporre un piano di adeguamento sismico". Nel mirino anche la Provincia. "Quando il presidente Paolo D'Erasmo si è insediato ha varato il piano antincendio per tutte le scuole di competenza. Perché - si chiede Luzi - non anche quello per la vulnerabilità sismica?". Conta oltre 1.700 aderenti il Comitato genitori per la sicurezza delle scuole di Teramo. Leda Ragas sottolinea che ''in qualche scuola mancano le verifiche sismiche, in altre le scale antincendio, le uscite di sicurezza o le certificazioni degli impianti: si fanno solo controlli a vista". E questo nonostante un investimento specifico di "ben 14 milioni''. ''Solo 12 scuole possiedono la certificazione di vulnerabilità, ma i calcoli vanno rifatti perché gli indici sono stati modificati. L'unica rivalutazione condotta finora dimostra che quella scuola non risponde ai requisiti di sicurezza. Delle altre non si sa nulla''. ''Chiediamo almeno la presenza della Protezione civile in ogni istituto, e l'aggiornamento dei piani di evacuazione" conclude. Oltre mille le famiglie del Comitato di Foligno. Anche qui il quadro è sconfortante, nonostante l'esperienza terribile del terremoto del 1997.

"Dopo quella tragedia è stata fatta la scelta scellerata di attuare interventi di semplice miglioramento sismico, non di adeguamento: un errore gravissimo'' attacca Stefano Trabalza. ''Solo il 30% delle scuole possiede il certificato di vulnerabilità ma con esiti allarmanti, in un'area ad alto rischio sismico". "E' urgente predisporre un piano di evacuazione serio, dotare i ragazzi di elmetti, collocare correttamente i banchi nelle classi per creare una sorta di 'testuggine'''. E in attesa dei lavori di adeguamento, i genitori anche qui sollecitano Moduli alternativi. Più di mille gli iscritti al Comitato di Rieti, dove l'ansia è massima. "Siamo i più vicini ad Amatrice e Campotosto. Le scosse le sentiamo molto forti, ci sono stati alcuni danni - riferisce l'avv. Tiziana Ardanti -, le schede sulla vulnerabilità delle scuole ci sono, ma il sindaco le ha dichiarate inattendibili. Abbiamo chiesto i Moduli per i nostri ragazzi, ma ci è stato risposto di no. C'è chi si è rivolto al Tar contro l'ordinanza di ripresa delle lezioni dopo le ultime scosse, ci sono querele in atto''. Ma il Comitato dell'Italia centrale non demorde: ''stiamo organizzando una grande manifestazione a Roma''.
   

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