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J.P., mobilità per 400 lavoratori

jp annuncia  licenziamento 400 lavoratori

J.P., mobilità per 400 lavoratori

Mutate condizioni mercato, difficoltà rapporti con le banche

FABRIANO (ANCONA), 29 luglio 2016, 17:04

Redazione ANSA

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. - RIPRODUZIONE RISERVATA

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La vice ministro Teresa Bellanova convocherà le banche "per capire quale sia il problema che si è determinato tra J.P, Industries e il sistema bancario in merito alla valutazione del piano industriale. Ora però l'azienda blocchi la procedura di mobilità". Così la stessa vice ministro al termine dell'incontro al Mise sulla J.P. Industries intende mettere in mobilità 400 dipendenti (lavoratori della ex Antonio Merloni). Al vertice hanno partecipato il presidente della Regione Marche Ceriscioli, il vice presidente della Giunta regionale dell'Umbria Fabio Paparelli e i sindaci delle città interessate: Fabriano, Gualdo Tadino e Nocera Umbra. "A inizio settembre fisseremo un tavolo di confronto con il partenariato sociale. Ora però - ha aggiunto la Bellanova - insisto nel chiedere all'azienda di bloccare la procedura di mobilità e di attivarsi per trovare soluzioni utili: del resto c'è ancora disponibilità per quanto riguarda l'utilizzo degli ammortizzatori sociali. Questa drammatizzazione  non solo non aiuta, ma incide sul futuro dei lavoratori. Come Governo questo non lo permettiamo".

"Le banche stiano vicine all'impresa per far ripartire un'area che ha subito pesantemente la crisi". Così il presidente della Regione Marche Luca Ceriscioli dopo l'incontro con l'imprenditore Giovanni Porcarelli, che ha annunciato l'intenzione di attivare la procedura di mobilità per 400 dei 700 dipendenti della J. P. Industries di Fabriano (lavoratori ex Antonio Merloni). "Porcarelli da quattro anni sta cercando di portare in fondo una scommessa straordinaria - ha detto Ceriscioli -. Un percorso che ha la necessità di essere finanziato dalle banche". Il governatore ha ricordato "i ricorsi e le vicende che hanno messo in grossa difficoltà l''imprenditore", portando ora ad una "situazione drammatica per 400 famiglie". Oggi il governatore delle Marche e quello dell'Umbria Catiuscia Marini saranno al Mise..Giovedì 4 agosto, a Fabriano, nello stabilimento di Santa Maria, è invece in programma l'incontro fra Porcarelli e Fiom. Fim, Uilm.

La decisione della J. P. di mettere in mobilità 400 dei 684 dipendenti ex Merloni riassunti fra Marche e Umbria è ''francamente inaccettabile''. Lo dice con chiarezza il vice ministro allo Sviluppo economico Teresa Bellanova, che ha accolto ''l'appello del sindaco di Fabriano Giancarlo Sagramola e dei deputati del territorio'' e assicura che il Mise è al lavoro sulla vertenza. Necessario per Bellanova un incontro urgente con azienda e parti sociali ''per comprendere esattamente i termini della questione''. L'obiettivo del ministero, in questa come in altre vertenze, ''è la tutela e sostegno del lavoro prima di tutto". Il presidente della Regione Marche Luca Ceriscioli ha convocato Porcarelli per la prossima settimana, esprime ''solidarietà'' ai lavoratori e concorderà ogni mossa con la Regione Umbria. Anche il vice presidente umbro Fabio Paparelli vuole capire ''cosa è improvvisamente cambiato per giungere all'avvio delle procedure di licenziamento''. L'intervento del Governo è ciò che i lavoratori aspettavano. ''Non si vede la luce alla fine del tunnel''  dice M. T., 50 anni, ex operaio della ex A. Merloni. Per lui anni di picchetti, proteste, false partenze, poi un lavoro nella nuova azienda elettrodomestica nata nel 2012 dall'acquisizione della vecchia, in amministrazione straordinaria. Alla vigilia delle ferie di agosto, ha saputo della procedura di mobilità, e gli è di nuovo crollato il mondo addosso. Il progetto industriale della J. P. non è mai decollato, sotto accusa ci sono le banche che non concedono crediti, ma per le tute blu questa è ''una storia che si trascina da troppo tempo''. Porcarelli lamenta gli strascichi del ricorso contro l'acquisizione della ex Merloni presentato dalle banche creditrici, e un pesante calo di mercato, ma c'è chi legge nella sua mossa una forzatura per fare in modo che la transazione con gli istituti di credito finalmente si concretizzi.

A Fabriano (5 mila disoccupati su 31 mila abitanti) ''c'e' tanto disorientamento per alcuni passaggi di una vicenda difficili da capire'' spiega T. Lui si ritiene fortunato perché ''a casa non c'è nessun mutuo da pagare, ma molti altri colleghi devono fare i conti tutti i mesi con tante spese fisse''. T. ha due figli: ''uno ha trovato lavoro e un altro ancora studia, ma l'incertezza è devastante anche nella vita familiare''. ''Non c'è niente di scontato - commenta amaro un altro operaio che non vuole dare neppure le iniziali del nome -. Il mercato ipotizzato dal piano industriale presentato da J. P. 4 anni fa certamente è cambiato, ma ci sono margini su cui investire, e bisogna farlo in fretta''. Lunedì Fim, Fiom e Uilm di Ancona e Perugia faranno il punto sulle iniziative da adottare: l'attenzione è concentrata sul tavolo ministeriale. ''Per mesi - ricordano i deputati Dem Emanuele Lodolini e Giampiero Giulietti - abbiamo incalzato la proprietà a scoprire le carte. Non abbiamo mai difeso, e mai lo faremo, operazioni speculative sulle spalle dei lavoratori''. ''Fra annunci e continui rinvii si è finito col tergiversare troppo - osserva Patrizia Terzoni di M5s - e oggi si raccolgono i frutti aspri di mesi di chiacchiere inutili: 400 in mobilità'''. 

Nella comunicazione trasmessa ai ministeri del Lavoro e dello Sviluppo economico e alle parti sociali, Porcarelli addita gli strascichi del contenzioso promosso dalle banche creditrici dell'ex Merloni e le ''mutate condizioni del mercato'' del 'bianco' come principali cause del forfait. Ma per la Fiom e la Fim ''non si possono scaricare sui lavoratori'' partite che devono essere giocate su altri tavoli. E anche il sindaco sollecita ''un intervento urgente del Mise'' e della Regione. Contro la vendita della Merloni (Ardo) in amministrazione straordinaria avevano fatto ricorso otto banche (da Mps e Unicredit a Veneto Banca), che tutte insieme vantavano crediti per 170 milioni di euro. Troppo basso, sostenevano, il prezzo di acquisto da parte della J.P. - 12,2 mln invece dei 54 stimati - e sia il Tribunale di Ancona sia la corte d'Appello avevano dato ragione agli istituti di credito. La Cassazione però ha ribaltato la sentenza, e per l'azienda si è aperta la strada di una transazione con le banche, rimasta tuttavia sulla carta. Per J. P. i rubinetti del credito non si sono mai aperti, e, afferma oggi Porcarelli, non potendo far ricorso ''a risorse finanziarie provenienti dal mondo bancario'', sono saltati ''gli investimenti programmati'' e sono cresciute le difficoltà nell'instaurare ''rapporti duraturi con clienti e fornitori''. La crisi del mercato di settore, il ''mutamento della domanda'' hanno fatto il resto, sostiene l'azienda. Tanto che dal 2012 a oggi, ''ci sono sempre stati in media 480 lavoratori in Cigs''. Nessun segnale di ripresa all'orizzonte, ma anzi una situazione ''definitiva e strutturale'' che rende indispensabile una ristrutturazione con riduzione del personale. 

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