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Scontro Tornado, imprudenza e omissioni

Scontro Tornado

Scontro Tornado, imprudenza e omissioni

Cinque posizioni da approfondire per la Procura di Ascoli

ASCOLI PICENO, 03 ottobre 2015, 16:51

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Un incidente con "livelli di responsabilità derivanti da imprudenza, inosservanza di regolamenti e/o omissioni nella gestione della sicurezza del volo e nella gestione del rischio di missione". E' la definizione dei periti della Procura di Ascoli Piceno dello scontro fra due Tornado del 19 agosto 2014, in cui persero la vita 4 avieri. La perizia si sofferma sull'operato di 5 ufficiali dell'Aeronautica, la cui posizione verrà approfondita dalla magistratura. Al momento nessun indagato.

I nomi dei cinque ufficiali compaiono nel rapporto consegnato alla Procura di Ascoli Piceno da due consulenti tecnici: il primo è quello del colonnello Andrea Di Pietro, fino ad alcune settimane fa comandante del Sesto Stormo di Ghedi. Ci sono state, dicono gli esperti, delle "carenze organizzative che hanno posto le premesse per una situazione di estremo pericolo". I pubblici ministeri ascolani, adesso, devono decidere le prossime mosse. In ogni caso, il dossier specifica che le condotte (imprudenza, inosservanza dei regolamenti) sono colpose. E l'Aeronautica militare "esprime piena fiducia nelle indagini della procura di Ascoli, nei cui confronti rinnova la propria stima istituzionale. Ogni valutazione - si legge in una nota - sarà rimessa alle conclusioni alle quali perverrà l'autorità giudiziaria, nei cui riguardi l'Aeronautica ha sempre fornito e sta continuando a fornire la piena e più trasparente collaborazione, finalizzata all'accertamento della verità".

La collisione costò la vita al capitano Alessandro Dotto, pilota del "Freccia 11", al capitano Giuseppe Palminteri (navigatore), al capitano Mariangela Valentini, pilota del "Freccia 12", e al capitano Paolo Pietro Franzese (navigatore). Decollati dall'aeroporto militare di Ghedi (Brescia), erano impegnati in una missione di addestramento operativo: bombardare obiettivi collocati sull'Appennino centrale, fra le Marche e l'Abruzzo, distanti circa 52 km l'uno dall'altro. Ma la pianificazione originaria non venne rispettata: al punto che i Tornado si alzarono in volo in ritardo e in ordine invertito. Qualcosa non funzionò. E dopo 41 minuti gli aerei si scontrarono a circa 300 metri di quota. Disintegrandosi.

Gli specialisti interpellati dalla procura ascolana, Mario Pica e Giuliano Currado, esperti dell'Aeronautica, hanno raccolto le loro conclusioni in 192 pagine. Rotte tracciate in maniera "approssimativa". Una "intersezione pericolosa" dei percorsi ma nessuna soluzione precisa di "deconfliction verticale o orizzontale". Come anche nessun controllo operativo da parte delle Sale operative e del "Mission Commander". Poi, mancanza di un "sistema di rilevazione automatica di altro traffico" sui due apparecchi in volo. Piloti non informati adeguatamente. Avarie.

Anche dalle comunicazioni radio, secondo il rapporto, trapelano i commenti "sarcastici" degli avieri sulla pianificazione dell'attacco. Alle 14:03 Palminteri chiede a Dotto: "Vedi 'sto ponte quando deve spuntare". "Sta spuntando adesso". Sono le loro ultime parole. Due secondi dopo, il silenzio. La famiglia Dotto, piemontese, è presente nel procedimento in qualità di persona offesa. "Fin dal primo momento - dice l'avvocato Lorenzo Zacchero, che la rappresenta insieme al collega Enrico Giorio - si era parlato di errore umano. Ebbene, l'errore non era in cielo: era in terra". Nel suo comunicato l'Aeronautica sottolinea che "l'unico nostro pensiero è rivolto ai quattro giovani e valorosi aviatori scomparsi tragicamente nei cieli di Ascoli e alle loro famiglie".   

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