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Boldrini su corruzione,più vita politica

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Boldrini su corruzione,più vita politica

'Rigenerare partiti diventando sentinelle libertà'

ANCONA, 04 luglio 2015, 13:39

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Dal palco del teatro La Fenice di Senigallia che ha ospitato il meeting sulla legalità del CaterRaduno di Radio 2 con il presidente della Camera Laura Boldrini, della commissione Antimafia Rosy Bindi e il fondatore di Libera Don Luigi Ciotti, la Boldrini ha spiegato che nel nostro Paese la corruzione "si può combattere partecipando di più alla vita politica, dove ognuno può fare la propria parte, rigenerando i partiti, e diventando sentinella della società, perché la democrazia si difende con la partecipazione mentre l'antipolitica la indebolisce". Poi, rivolgendosi ai giovani: "Vi  dico di organizzarvi e di essere più vigili nella società civile".
   Per l'asta che si terrà nel pomeriggio a favore di Libera, Boldrini ha portato in dono la campanella usata in Aula per richiamare i deputati. La Bindi, invece, ha offerto relazione Antimafia che fu presentata alle Camere il 4 febbraio 1976. La presidente della commissione Antimafia ha spiegato di averla portata "perché dentro c'è la relazione di minoranza di Pio La Torre, ed è uno dei fondamenti della lotta alla mafia. Vi invito a leggerla, dimenticate le date, è di un'attualità impressionante". Bindi ha poi spiegato al pubblico che "le commissioni parlamentari tendono, per loro abitudine, a conservare l'unità del lavoro, e questo da sempre. Ma in quell'occasione Pio La Torre fu costretto a rompere quell'unità, perché chiamò con il loro nome i mafiosi e i collusi della politica. E' uno di quei casi nei quali, se necessario, per combattere la mafia, la politica ha bisogno di dividersi. Tenete conto - ha proseguito - che all'epoca non c'erano sentenze né maxiprocessi, nemmeno il reato di associazione mafiosa. Pio La Torre poi fu ammazzato, perché chiamò con il loro nome i mafiosi".
   Nel suo intervento, don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, ha puntato il dito anche su Expo, spiegando che "ci sono padiglioni di Paesi che torturano, che mandano in carcere giornalisti, padiglioni di autentici Paesi sotto dittatura, ma io non ho sentito nessuno porsi domande in merito e portare alla luce il problema. Anche questo è parlare di legalità".

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