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Ex miniera Cabernardi diventa museo

Nuova vita in miniera

Ex miniera Cabernardi diventa museo

Fu maggiore sito zolfo europeo. Inaugurazione 5/7 con Boldrini

ANCONA, 30 giugno 2015, 14:04

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Diventa un Parco Archeominerario il sito, dismesso da anni, della miniera di Cabernardi, nel territorio di Sassoferrato (Ancona), sede tra il 1887 e il 1959, del più importante polo estrattivo dello zolfo d'Europa. Una realtà che faceva da traino all'economia di un'ampia zona, da Sassoferrato, ad Arcevia, a Pergola ed oltre, in cui operavano circa 1.600 minatori, in massima parte impiegati nel sottosuolo alle dipendenze della "Montecatini", la società proprietaria della miniera dal 1917 fino alla sua definitiva chiusura. La struttura museale a cielo aperto sarà inaugurata il 5 luglio alla presenza della presidente della Camera Laura Boldrini, con un annullo filatelico speciale per celebrare l'evento. Il museo ricorda un passato di benessere, ma anche di fatica e sofferenza con 131 minatori che persero la vita sul lavoro.

Drammatico l'epilogo dell'attività estrattiva: di fronte alla prospettiva di chiusura (la "Montecatini" era convinta che il minerale fosse in fase di esaurimento), 214 minatori furono protagonisti nel 1952 di una clamorosa protesta, finita sulle cronache nazionali, che li vide 'sepolti vivi' per 40 giorni nelle gallerie per difendere il proprio diritto al lavoro. La definitiva chiusura del bacino minerario produsse nell'intera zona una grave crisi economica che provocò un'ondata di emigrazione e il dimezzamento della popolazione. Secondo il sindaco Ugo Pesciarelli però non è solo "un omaggio e un ricordo del passato, ma anche un'opportunità di rilancio e di sviluppo turistico della zona".Il museo è stato voluto dal Comune di Sassoferrato e dall'Ente Parco dello zolfo delle Marche, che ha tra gli obiettivi la conservazione e la valorizzazione del patrimonio ambientale, etno-antropologico, storico-culturale e tecnico-scientifico dei siti, beni e tradizioni legati alla storia ed alla cultura mineraria. Il Parco archeominerario di Cabernardi si estende su una superficie di circa due ettari di terreno. Grazie ad un minuzioso e complesso intervento di recupero, sotto la supervisione della Soprintendenza al Paesaggio, parte dei manufatti che costituivano il nucleo operativo della miniera, alcuni dei quali totalmente coperti dal terreno e dalla vegetazione, sono ora nuovamente visibili.

L'area è dominata dall'imponente pozzo "Donegani", restituito al suo aspetto originario, da cui si calavano i minatori per accedere nelle estese e profonde gallerie scavate nel sottosuolo. All'interno del Parco si possono inoltre apprezzare i calcaroni, enormi vasche con un piano fortemente inclinato, dove veniva depositato il materiale grezzo estratto dal sottosuolo, da cui, mediante un processo di combustione, veniva prelevato lo zolfo in forma liquida. Visibili anche i forni "Gill", manufatti in muratura di epoca successiva ai calcaroni, di cui avevano la stessa funzione, ma dotati di una tecnologia più avanzata. Perfettamente recuperate e percorribili anche la galleria di raccordo tra i forni e il "piano inclinato", una passerella di collegamento tra i due livelli dell'area, attraverso cui venivano sollevati e fatti transitare i vagoni carichi di materiale inerte. Un altro 'gioiello' riportato alla luce è il deposito del gasolio, una struttura seminterrata di forma circolare, che è stata adibita ad auditorium, per conferenze, incontri e per l'accoglienza turistica, capace di ospitare oltre 80 persone. La nuova struttura, costata circa 950 mila euro, completa l'altra realtà "storica" di Cabernardi, il Museo comunale della miniera di zolfo, dove sono raccolte numerose testimonianze della vita di miniera.

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