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Terrorismo, 2 arresti nelle Marche

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Terrorismo, 2 arresti nelle Marche

Inchiesta Cagliari, pachistani accusati immigrazione clandestina

ANCONA, 24 aprile 2015, 12:35

Redazione ANSA

ANSACheck

Terrorismo: complessivamente 9 arresti su 18 ordinanze - RIPRODUZIONE RISERVATA

Terrorismo: complessivamente 9 arresti su 18 ordinanze - RIPRODUZIONE RISERVATA
Terrorismo: complessivamente 9 arresti su 18 ordinanze - RIPRODUZIONE RISERVATA

Un pachistano indagato per terrorismo, Alì Zubair, 46 anni, documenti e permesso di soggiorno spagnoli, arrestato a Porto Recanati, e due suoi connazionali accusati di favoreggiamento e sfruttamento dell'immigrazione clandestina bloccati a Civitanova Marche: Sher Ghani, 59 anni, padre di Faqir Ghani, il presunto jihadista espulso nel gennaio scorso, e Shah Zuabair, 39 anni. Sono i tre arresti condotti nelle Marche dalla Digos nell'ambito dell'inchiesta contro un network fondamentalista radicato in Sardegna coordinata dalla procura distrettuale di Cagliari e condotta in sette province italiane con vari arresti. Alì Zubair era ricercato dalla Digos di Sassari, che ha indagato su un gruppo di dieci persone, fra cui due fiancheggiatori che in Pakistan proteggevano lo sceicco Osama Bin Laden. Sher Ghani è il padre del ventiseienne espulso nei mesi scorsi da Civitanova Marche perché frequentava siti inneggianti alla jihad. Vive nel nostro paese da tempo, tanto che era naturalizzato italiano. E' disoccupato come Shah Zuabair, arrivato nelle Marche da Cagliari pochi anni fa. Entrambi avevano da poco rispedito in patria le rispettive famiglie.

Blitz della polizia di Stato contro un network terroristico di matrice islamica affiliato ad Al Qaida, con base operativa in Sardegna: 18 le misure cautelari. L'organizzazione predicava la lotta armata contro l'occidente e organizzava attentati contro il governo del Pakistan. Dalle conversazioni intercettate tra i componenti della cellula di Al Qaida è emersa la presenza in Italia di un kamikaze e l' ipotesi che si progettasse un attentato in Vaticano.

Due degli appartenenti al network terroristico facevano parte, secondo gli investigatori, dell'organizzazione di fiancheggiatori che in Pakistan proteggeva lo sceicco Osama Bin Laden. Sono anche emersi contatti diretti tra le famiglie degli affiliati e Osama Bin Laden.

Il capo della comunità islamica di Olbia, Khan Sultan Wali, arrestato mentre si imbarcava da Olbia per Civitavecchia, considerato elemento di spicco della cellula terroristica sgominata dalla Polizia, aveva creato una società che lavorava all'interno del cantiere del G8 a La Maddalena. Con lui lavorava anche un talebano che aveva protezione come rifugiato politico.

Sugli indizi di un possibile attentato in Vaticano: "Da quel poco che si dice sembra una ipotesi del 2010 senza seguito. Quindi la cosa non è oggi rilevante e non è motivo di particolari preoccupazioni", risponde all'ANSA il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi.

La rete fondamentalista aveva a disposizione armi in abbondanza e numerosi fedeli che erano disposti a compiere atti di terrorismo in Pakistan ed Afghanistan, per poi rientrare in Italia. Era anche impegnata nel traffico di migranti. Pakistani e afghani venivano introdotti illegalmente in Italia per poi proseguire il loro viaggio verso il nord Europa. L'ingresso in Italia avveniva attraverso imprenditori compiacenti che fornivano falsi contratti di lavoro. In altri casi l'organizzazione forniva documenti falsi da cui i migranti risultavano vittime di persecuzioni etniche o religiose. Il network forniva anche supporto logistico e finanziario ai migranti, assicurando loro patrocinio presso gli uffici immigrazione e istruzioni sulle dichiarazioni da rendere per ottenere l'asilo politico, apparecchi telefonici e sim.

Un imam e formatore coranico che operava tra Brescia e Bergamo era l'esponente dell' organizzazione fondamentalista addetto alla raccolta dei fondi da destinare per attentati terroristici in Pakistan. L'uomo, un dirigente del movimento pietistico Tablig Eddawa (Società della Propaganda) stimolava le donazioni presso le comunità pakistano-afghane radicate nel territorio italiano. I fondi raccolti venivano poi inviati in Pakistan mediante membri dell'organizzazione. In un caso è stato riscontrato il trasferimento di 55.268 euro mediante un volo per Islamabad in partenza da Fiumicino.

Tra gli arrestati ci sono gli autori di numerosi e sanguinari atti di terrorismo e sabotaggio in Pakistan compresa la strage del mercato di Peshawar, Meena Bazar, avvenuta ad ottobre 2009 in cui vennero uccise più di 100 persone. L'indagine della procura distrettuale di Cagliari, coordinata dal Servizio operativo antiterrorismo, ha coinvolto le Digos di 7 province.

Il decimo componente dell'organizzazione terroristica islamista è un quarantaseienne pakistano, individuato ed arrestato dalla polizia all'interno di uno stabile di Porto Recanati, dove da tempo vivono numerose persone di diversa etnia.

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