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Carceri: 882 detenuti,studio, lavoro, editoria

Carceri

Carceri: 882 detenuti,studio, lavoro, editoria

Direttrice giornale Ascoli, Marche all'avanguardia

ANCONA, 25 novembre 2014, 16:40

Redazione ANSA

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Negli otto istituti di pena delle Marche ci sono 882 detenuti (852 uomini e 30 donne), di cui 441 marchigiani. Quarantaquattro reclusi in base al 41bis si trovano nel carcere di Ascoli Piceno, 119 detenuti sono nell'alta sicurezza di Montacuto e Fossombrone e 79 in regime protetto a Pesaro. I dati, aggiornati ad oggi, sono stati letti Teresa Valiani, giornalista e direttrice della testata del carcere di Ascoli "Io e Caino", durante la seduta aperta del Consiglio regionale dedicata alle attività socioculturali e artistiche dei detenuti.
    "Le Marche sono tra le regioni all'avanguardia in fatto di interventi - ha spiegato -. Borse lavoro, lavori di pubblica utilità, convenzioni con enti pubblici e privati, aiuti per il reinserimento nel primo anno dopo la scarcerazione. E' una legge, la n. 28 del 2008, che molte realtà ci invidiano". Dal 2004 ad oggi le risorse che la Regione Marche mediamente stanzia ogni anno per le attività trattamentali ammontano a 700 mila euro. "Il nostro compito - ha sostenuto l'assessore regionali alle politiche sociali Viventi - è quello di cercare di favorire il recupero e il reinserimento di coloro che hanno sbagliato. E' un compito che svolgiamo con tutte le nostre limitazioni e i nostri difetti, ma riusciamo ad ottenere dei buoni risultati".
    Ad oggi nelle Marche lavorano per l'amministrazione penitenziaria 208 detenuti, 29 lo fanno per terzi, 73 reclusi stranieri seguono corsi di alfabetizzazione, 80 detenuti studiano per la licenza elementare, 60 per la licenza media superiore, 66 seguono corsi di informatica e di inglese. Grazie al progetto "Il lavoro penitenziario: una sfida per tutti", cofinanziato dalla Regione Marche", 28 detenuti hanno concluso il percorso di formazione all'esterno, sei sono stati assunti e 20 avviati al percorso formativo presso enti locali ed enti pubblici.
    "Perché investire risorse per delinquenti quando ci sono diplomati e laureati senza prospettiva di impiego?" si è chiesta retoricamente la Valiani, che ha risposto con le parole di un regista teatrale: "i detenuti usciranno e verranno a vivere nelle nostre città, nei nostri quartieri. Come voglio che sia il mio vicino di casa? Per questo - ha sottolineato - occuparsi di carcere significa fare sicurezza". La direttrice di "Io e Caino" ha parlato anche delle altre quattro esperienze editoriali degli istituti di pena: "Fuori riga" a Montacuto, "Penna libera a tutti" a Villa Fastiggi, "L'altra chiave news" a Fermo, "Mondo a quadretti" a Fossombrone. "Fare un giornale in carcere - ha spiegato - significa raccontare un modo che non è parallelo al nostro, ma sua parte integrante. Il carcere ha il compito di riconsegnare all'esterno uomini e donne migliori, ma se nel momento della scarcerazione la società non è pronta a reinserirli, molto del lavoro intramurario rischia di andare perso".
   

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