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Marche

Tornado si scontrano in volo, feretri partiti da Ascoli

 

(ANSA) - ASCOLI PICENO, 1 SET - Al termine di una breve cerimonia nell'obitorio dell'ospedale Mazzoni di Ascoli Piceno, i feretri con le salme dei capitani Mariangela Valentini, Alessandro Dotto, Giuseppe Palminteri e Paolo Piero Franzese, i quattro avieri morti nello scontro aereo avvenuto nei cieli ascolani lo scorso 19 agosto, sono partiti poco prima delle 9 alla volta dell'aeroporto di Falconara da dove, in aereo, verranno poi trasferite alla base dell'Aeronautica di Ghedi per la camera ardente allestita dal pomeriggio e i funerali che si svolgeranno domani alle 11.

Il pm Cinzia Piccioni ha incontrato due colonnelli dell'Aeronautica
con i quali ha approfondito gli aspetti tecnici legati ai meccanismi che regolano le esercitazioni, il tipo di assistenza strumentale offerta dai radar ai piloti ecc. Il procuratore capo Michele Renzo e Piccioni hanno poi fatto un sopralluogo nel magazzino della Polizia che ospita i rottami finora raccolti dei due Tornado. Solo al termine del recupero dei frammenti di aereo e una volta acquisita tutta la documentazione ritenuta utile, l'indagine entrerà nel vivo con la lettura delle due scatole nere.

Addio alla ragazza 'nata per volare' - L'aereo era la sua vita, e lei è stata l'ultima a 'lasciarlo'. Mariangela Valentini, 32 anni da compiere il prossimo 14 settembre, capitano pilota dell'Aeronautica militare con il sogno delle Frecce Tricolori ma anche, prima o poi, di un figlio e una famiglia, è stata l'ultimo dei quattro piloti del 6/o Stormo morti nello scontro fra due Tornado sui cieli di Ascoli ad essere recuperato dai soccorritori. Era sotto la cabina di pilotaggio del velivolo, agganciata al seggiolino armato da quel 19 agosto. Ci sono voluti gli artificieri incursori del 17/o Stormo, arrivati a Poggio Anzù dalla base di Furbara, per disinnescare le cariche esplosive di eiezione e permettere ai pompieri di estrarre la salma. Caricata su un elicottero e portata nella caserma del 235/o Rav Piceno, Mariangela ha ricevuto gli onori militari da un picchetto di soldati e soldatesse. Adesso, per l'esame del Dna, i resti della ragazza di Oleggio 'nata per volare' sono composti nell'obitorio di Ascoli Piceno accanto a quelli degli altri tre 'diavoli rossi' di Ghedi: il suo navigatore Piero Paolo Franzese, il capitano pilota Alessandro Dotto e il capitano navigatore Giuseppe Palminteri. Tutti ritrovati fra il 20 agosto e ieri nei boschi di Casamurana, Tronzano e Poggio Anzù di Venarotta grazie al lavoro senza sosta di 200 persone fra colleghi dell'Aeronautica, Vigili del fuoco, Corpo forestale dello Stato, Carabinieri, Polizia, e tecnici del Corpo nazionale del Soccorso alpino.

Ritrovata la seconda scatola nera - A 700 metri dal corpo di Mariangela, il Soccorso alpino ha trovato la seconda scatola nera dell'aereo. Insieme al flight data recorder del primo Tornado, già in mano alla polizia giudiziaria, è questo il principale strumento di indagine a disposizione della procura di Ascoli. Se i tracciati saranno ancora leggibili, le scatole nere 'parleranno': dovrebbero aver registrato tutti gli assetti di guida, i parametri di quota e le comunicazioni dei piloti con i navigatori e le torri di controllo. Incrociando quei dati con i piani di volo, i tracciati radar dei voli militari del 19 agosto sulla dorsale adriatica, le testimonianze, i filmati amatoriali sull'impatto fra i due Tornado, le perizie sui rottami, si potrà forse dare una risposta alla domanda principale: perché i due caccia si trovavano dove ''non dovevano essere contemporaneamente, alla stessa quota e allo stesso orario'', come ha rilevato la stessa Aeronautica. Partiti uno alle 15:22 e l'altro alle 15:27 dalla base di Ghedi per due missioni addestrative separate, in task diversi, si stavano dirigendo in un punto in cui avrebbero dovuto svolgere separatamente i loro compiti, che non comprendevano tattiche di combattimento simulato, cioè un confronto ravvicinato con l'apparecchio 'nemico'.

Un errore umano o forse un'avaria - Un errore umano, un'avaria o un problema tecnico (o, evenienza rara, una combinazione di questi fattori) restano le ipotesi prevalenti. Di certo, uno dei due aerei ha perso la rotta ed è finito addosso all'altro, innescando un'esplosione che se solo fosse avvenuta a pochi chilometri di distanza, sopra l'abitato di Ascoli, avrebbe potuto provocare una strage. Impossibile, prima di aprire i registratori di volo accertare se, come qualcuno ha ipotizzato ieri, con smentita informale dei pm, sia stato l'aereo di Mariangela a sfiorare l'altro. Per far luce ci vorranno varie perizie, e sarà utile la collaborazione costante, già avviata, fra procura ordinaria, Aeronautica e procura militare, titolari di tre diverse inchieste. Per il capo di Stato maggiore della Difesa Luigi Binelli Mantelli la tragedia di Ascoli ''è un contributo pesantissimo che il personale delle forze armate paga per l'addestramento che quotidianamente conduce con professionalità e senso del dovere, nel rispetto delle norme di sicurezza, per mantenere gli standard operativi richiesti''. La morte dei quattro giovani piloti ha destato ''profonda commozione in tutto il Paese'' ha scritto il presidente Giorgio Napolitano in un messaggio di cordoglio e solidarietà alle famiglie.

 

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