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'Mafia' romena controlla prostituzione strada in Italia

'Mafia' romena controlla prostituzione strada in Italia

26 arresti in operazione "Casa Transilvania" di Dda Ancona e Ros

ANCONA, 04 aprile 2014, 19:16

Redazione ANSA

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(di Alessandra Massi) La "mafia" romena in Italia è sempre più intraprendente nelle varie aree del Belpaese: si è chiusa con 26 ordinanze di custodia cautelare in carcere e 140 indagati l'operazione "Casa Transilvania" dei carabinieri del Ros, coordinata dalla Dda di Ancona che ha sgominato un' organizzazione criminale di tipo mafioso dedita prevalentemente, ma non solo, allo sfruttamento della prostituzione su strada, nella riviera adriatica in provincia di Fermo.
    Associazione di tipo mafioso, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, estorsione, lesioni personali, minacce, danneggiamento mediante incendio, falsificazione di documenti, furto e ricettazione con l'aggravante della transnazionalità del reato e delle modalità mafiose i reati ipotizzati. In particolare sedici sono stati gli arresti in Italia tra Marche (a Fano, Civitanova Marche, Porto Sant'Elpidio e Ancona), Liguria, Piemonte, Veneto e Sicilia, e inoltre tre in Belgio e sette in Romania. All'operazione hanno collaborato le autorità giudiziarie e di polizia dei due Paesi e l'Europol, che oggi il procuratore della repubblica di Ancona Elisabetta Melotti ha ringraziato per l'apporto alle indagini. Il sodalizio si è affermato nella zona di Porto Sant'Elpidio (Fermo) dal 2011, estromettendo alcuni gruppi albanesi con violenze e intimidazioni. Un territorio sino ad allora libero da infiltrazioni mafiose - ha detto il gen.
    Mario Parente, comandante del Ros, ricordando che le indagini sono partite dall'Arma territoriale - "ma dove proprio per questo organizzazioni criminali di matrice etnica riescono ad insediarsi senza avere competitori", imponendo "condizioni di assoggettamento e forme d'intimidazione tipicamente mafiose", che hanno permesso di contestare la fattispecie dell'art. 416 bis. Da allora in quella zona la prostituzione su strada è diventata dilagante, tanto che i sindaci sono stati tra i primi in Italia ad adottare misure contro i clienti e nei giorni scorsi il primo cittadino di Porto Sant'Elpidio Nazareno Franchellucci ha minacciato di pubblicare su Facebook i nomi di chi affitta case a prostitute.
    Contemporaneamente c'è stata un'escalation di violenza, con aggressioni, agguati, pestaggi e scontri armati, da quando, nell'autunno 2012 la banda originaria si è scissa in due tronconi in lotta tra loro, legati a due diverse regioni della Romania. Uno capeggiato da Paul Sergiu Hosu, proveniente dalla zona di Brasov, l'altro, uscito sconfitto, da Vasile Bratu, di Galati. Violenza esterna verso bande rivali, ma anche interna nei confronti di chi sgarrava, comprese le ragazze (un centinaio) tutte "arruolate" in patria, portate in Italia e sistemate ognuna in un "joint", uno spicchio di strada rigorosamente suddivisa tra gli sfruttatori, per attrarre i clienti di passaggio. Dalle indagini, oltre ai rapporti sempre forti con organizzazioni criminali in Romania, ai canali di reclutamento delle giovani donne, e al trasferimento di proventi in patria, è emersa anche un'attività collaterale: un centinaio di furti con scasso ai danni di casse continue nei centri commerciali in Toscana, Marche, Emilia Romagna. Sul fronte internazionale oltre allo scambio di dati, ci sono state riunioni operative in Olanda e in Italia ed è stata costituita all'Aja una sala operativa presso la sede di Europol, che ha assicurato nella fase decisiva il coordinamento delle attività nei vari Paesi interessati, dove presto prenderanno il via indagini autonome. "Conoscevamo molte di queste persone - ha spiegato oggi Alexandru Razvan della polizia romena - ma come singoli criminali, non come membri di un'organizzazione". Le indagini continuano su base territoriale per gli episodi avvenuti in questi ultimi mesi: a Hosu l'ordinanza del nuovo arresto è stata notificata in carcere, dove si trova per un'estorsione ad una prostituta. "Casa Transilvania" era il nome del suo ristorante a Porto Sant'Elpidio, sede logistica della banda.
   

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