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Covid, impatto minimo su reparti per persone sieropositive

Covid, impatto minimo su reparti per persone sieropositive

Simit, dopo primo lockdown ripartiti subito. Ma calo test 30-40%

MILANO, 24 settembre 2021, 17:39

Redazione ANSA

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Complessivamente la pandemia da Covid-19, tranne la prima fase del lockdown di marzo-aprile 2020, ha avuto un impatto minimo sulle persone sieropositive. I reparti di malattie infettive e gli ambulatori Hiv che li seguono sono stati infatti i primi a riaprire. Il vero problema è stato il calo dei test diagnostici, che si stima del 30-40% nel 2020 e 2021. A spiegarlo sono gli esperti riuniti a Milano al 'Consensus Meeting Coalition 2021: Quale organizzazione del sistema in ambito HIV nel prossimo futuro?', organizzato dalla Fondazione The Bridge.
    "La prima ondata pandemica è quella che ha inciso di più sulla gestione delle persone sieropositive, perché non siamo riusciti a ricoverarle e ad assicurare continuità assistenziale.
    Ma è stato un periodo di circa 1,5 mese. Dopo ci siamo riorganizzati e in tutte le ondate successive i pazienti hanno sempre trovato specialisti disponibili a visitarli, garantendogli continuità terapeutica. Complessivamente l'impatto del Covid sulle persone sieropositive è stato minimo rispetto ad altre patologie", spiega Marcello Tavio, presidente della Simit (Società italiana di malattie infettive e tropicali). Anche Sergio Lo Caputo, docente di Malattie infettive dell'università di Foggia, sottolinea come i "centri malattie infettive e gli ambulatori Hiv sono aperti prima di quelli di altre patologie croniche". Tra l'altro, sottolinea Andrea Gori, direttore dell'unità di Malattie infettive del Policlinico di Milano, si è visto che "per i sieropositivi in terapia e con un'immunità pressochè normale, l'andamento del Covid per loro non si discosta molto da quello osservato nelle persone sieronegative".
    La vera carenza, conclude Lo Caputo, "si è avuta nell'esecuzione dei test diagnostici, calati nel 2020 e 2021, probabilmente tra il 30 e 40%"

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