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Tornano gli applausi alla Scala, un segno di speranza

Finale con bis di Va', pensiero. Concerto diretto da Chailly, da 199 giorni mancava il pubblico

È un simbolo di ripartenza il concerto con cui la Scala ha accolto il pubblico dopo 199 giorni di limitazioni anticovid. Un simbolo come accadde 75 anni fa. Allora, l'11 maggio 1946, Arturo Toscanini diresse un concerto per la rinascita del teatro dopo i bombardamenti e la ricostruzione. Il direttore musicale Riccardo Chailly ha guidato coro e orchestra in una esibizione che arriva mentre si allentano le restrizioni e si intravede la fine dell'emergenza, grazie anche alla campagna vaccinale. "Un momento simbolico e, spero, di buon auspicio per il mondo della cultura e dello spettacolo" ha detto il presidente della Lombardia Attilio Fontana.

"Non so se è un segno di rinascita, ma deve esserlo" ha aggiunto la senatrice a vita Liliana Segre che era presente anche nel '46. "La Scala dà il buon esempio, speriamo possa trascinare altro" ha aggiunto il sindaco Giuseppe Sala che è presidente del teatro. Nessun discorso ufficiale prima dell'apertura. Esattamente come nel 1946, è stata la musica a salutare i circa 500 spettatori che si sono sistemati nei palchi e in galleria, fra di loro anche Filippo D'Acquarone, ex conduttore del Tg4 ma soprattutto parente di Toscanini (era il suo bisnonno) e i familiari di Antonio Greppi, il sindaco della ricostruzione a cui domani sarà svelata una targa nel foyer del teatro, Letizia Moratti, il presidente della Camera della moda Carlo Capasa, il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli.

La platea resta invece occupata dalla pedana in legno costruita per sistemare l'orchestra in modo da garantire il distanziamento fra i musicisti che in questi mesi hanno continuato a lavorare per le produzioni in streaming. Non è ancora il momento di liberarla, anche se la speranza del sovrintendente Dominique Meyer è di avere l'orchestra in buca a giugno per Le nozze di Figaro, e più pubblico in sala. Sono state le note di Verdi, con il coro Patria oppressa dal Macbeth (titolo che il 7 dicembre inaugurerà la stazione con Chailly sul podio e Luca Salsi, il baritono che stasera ha voluto essere presente fra il pubblico) a dare il bentornato agli spettatori.

E come nel 1946 questo concerto ha segnato il debutto di un soprano alla Scala: allora fu Renata Tebaldi, oggi Lise Davidsen, classe 1987, che è una delle interpreti wagneriane più quotate. Applauditissima. Di Purcell, Cajkovskij, Strauss, Wagner le musiche eseguite da coro e orchestra in stato di grazia. D'altronde hanno voluto essere loro a riaprire il teatro, prima del concerto di domani dei Wiener Philharmoniker diretti da Riccardo Muti. Applausi e grida di 'fantastico' dopo il preludio dei Maestri cantori di Norimberga e ancora alla Forza del destino e all'ouverture del Tannhauser. Ma come nel 1946, l'ultima parola è spettata a Verdi con il 'Va', pensiero' (con tanto di bis).

Ultima o quasi, perché il vero spettacolo mancato in questi mesi - di opere, balletti e concerti in streaming terminati in un silenzio assordante - è stato l'applauso del pubblico, che è tornato. Finalmente.

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