"La mia storia calcistica è partita
quando cominciai a lavorare con Lobanowski. Mi ha dato tanto e
cambiato tanto. Nel periodo invernale, in ritiro, svolgevamo tre
allenamenti al giorno. Ci svegliavamo alle 6,30. Kaladze
all'inizio ha fatto una fatica tremenda". Così Andriy Shevchenko
racconta i primi anni di carriera, in un'intervista a Dazn.
L'ex attaccante ucraino ha quindi parlato della propria
esperienza al Milan, che lo ha portato anche alla conquista del
Pallone d'Oro. "Quando passai in rossonero ero felice - ricorda
-. E' stato un momento speciale. Fu Ibrahim Ba a dirmi se volevo
il n.7. Due giorni dopo ricordo che mi chiamò un amico per dirmi
che 7 in ebraico si dice 'Sheva. Disse che mi avrebbe portato
fortuna".
Secondo 'Sheva' il ricordo più bello al Milan è legato alla
"notte di Champions contro la Juventus". "Era la prima finale
per me - ammette -: è stata la partita più importante della mia
vita. Non dimenticherò mai quei 12-15" in cui da metà campo
andai verso il pallone per l'ultimo rigore. In quel momento
ripensi a tutta la tua vita. Da quando da bambino avevi un
sogno, fino al momento in cui capisci che quel sogno si
realizza. Guardai l'arbitro, il pallone e Buffon".
Per Shevchenko, Berlusconi è stato un "grande presidente, una
persona che ha reso incredibili 25 anni della storia del Milan".
"Non so se succederà ancora di portare il club a un tale
livello", aggiunge.
"Ancelotti? Averlo come allenatore è stata una fortuna per
noi, sapeva gestire benissimo il rapporto con i calciatori.
Creava un rapporto sulla fiducia e la condivisione. Non parlava
molto, ma il giusto. Ma quando parlava tu lo ascoltavi e lo
capivi", conclude.
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