Marco Piovella, l'ultrà dell'Inter
detto 'il Rosso' finito in carcere il 31 dicembre scorso per gli
scontri tra interisti e napoletani di via Novara del 26
dicembre, "non può essere definito un omertoso, perché per due
ore e 25 minuti si è seduto a parlare davanti al gip e non può
essere ritenuto il capo perché da lui non è arrivato alcun
ordine" sul blitz di Santo Stefano. E' quanto hanno sostenuto,
in sostanza, i suoi legali, gli avvocati Mirko Perlino e Carlo
Melzi D'Eril, davanti ai giudici del Riesame di Milano ai quali
hanno chiesto di rimettere in libertà l'imprenditore 34enne e,
in subordine, di concedere i domiciliari.
I legali hanno sottolineato che quando Luca Da Ros, altro
ultrà arrestato e poi passato ai domiciliari dopo la
collaborazione, ha detto che è Piovella che "sposta le gente",
non si riferiva all'agguato ma al suo ruolo di responsabile
delle coreografie. A definire "omertoso" Piovella, invece, era
stato il gip Guido Salvini nell'ordinanza.
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