Liliana Segre si sente "una donna
comune e una nonna felice", ma è "preoccupata per il futuro, per
i rigurgiti orribili di cose e parole che credevo morte e non
avrei mai pensato di tornare a sentire". Così la neosenatrice ha
risposto ai giornalisti che l'hanno intercettata in via
Stradella, a Milano, dove insieme a esponenti della Comunità
ebraica milanese ha presenziato a una cerimonia per
l'installazione della pietra d'inciampo dedicata a Enzo
Capitano. Capitano era uno studente milanese di 17 anni che il
22 dicembre del '44 fu prelevato da fascisti in borghese e
consegnato alle SS. Morì a Mauthausen il 9 maggio del 1945,
cinque mesi dopo la sua deportazione e quattro giorni dopo la
liberazione del campo. "Parlo da anni ai ragazzi cercando di
spiegare che la memoria è importante, che odio e vendetta non
hanno senso, che conta solo l'amore per la vita. Ma oggi vedo in
giro rigurgiti di cose orribili, slogan e parole che credevo
morte e che invece tornano. Non avrei mai pensato di tornare a
sentirle".
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