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Avvelenati da tallio, morti padre e figlia

Avvelenati da tallio, morti padre e figlia

Ricoverate madre e secondogenita, indagini su cibo e pozzo

MONZA, 02 ottobre 2017, 20:10

Valentina Rigano

ANSACheck

Un corridoio di ospedale in una foto di archivio - RIPRODUZIONE RISERVATA

Un corridoio di ospedale in una foto di archivio - RIPRODUZIONE RISERVATA
Un corridoio di ospedale in una foto di archivio - RIPRODUZIONE RISERVATA

Hanno trascorso le vacanze nella loro casa di campagna a Verno, in provincia di Udine, come ogni estate, ma al rientro quattro persone appartenenti al medesimo nucleo familiare residente a Nova Milanese (Milano) sono finite in ospedale per avvelenamento da tallio. Padre e figlia, Giovanni Battista e Patrizia Del Zotto di 94 e 62 anni, sono morti, mentre una novantenne, rispettivamente moglie e mamma delle vittime, è ricoverata in ospedale a Desio (Monza) insieme alla figlia minore di 58 anni. All'alba di oggi, dopo quattro giorni di coma, è morta Patrizia Del Zotto. La sessantaduenne si era presentata giovedì scorso in pronto soccorso a Desio insieme alla sorella minore, con evidenti sintomi da avvelenamento.

   Allergica ai metalli, la donna è entrata in coma poche ore dopo il ricovero e per lei sono stati inutili tutti i tentativi dei medici di salvarle la vita. Sua sorella, anche lei ricoverata, sembra invece aver reagito bene alle cure e sta migliorando. Entrambe avevano accusato malesseri fin da domenica 24 settembre, ma non vi avevano dato peso. L'anziano padre delle due donne, Giovanni Battista Del Zotto, è invece arrivato oggi all'ospedale di Desio in condizioni disperate, aggravate da patologie pregresse e croniche. E' morto poco dopo l'arrivo in pronto soccorso. Sua moglie, anche lei risultata positiva al tallio e con patologie in corso, è stata ricoverata nelle scorse ore, e le sue condizioni sono giudicate 'serie' dai medici. Indagano a trecentosessanta gradi i carabinieri di Desio, in collaborazione con quelli di Latisana (Udine), per ricostruire in che modo un intero nucleo familiare possa essere stato avvelenato dal metallo pesante. I militari, con l'ausilio dei tecnici Asl, stanno facendo eseguire approfondite indagini su un pozzo artesiano presente nel terreno dell'abitazione di campagna, per sincerarsi che ad essere avvelenata, per ragioni ancora da appurare, non sia proprio l'acqua del pozzo di cui la famiglia si sarebbe servita durante il soggiorno, terminato lo scorso 28 agosto.

    La prima ipotesi su cui gli investigatori avevano ragionato, non ancora del tutto scartata ma ritenuta sempre meno probabile, era stata quella di una prolungata esposizione da parte della famiglia ad esalazioni di escrementi di piccione, contenenti tallio. Gli animali, a detta dei Del Zotto, avevano infatti infestato il fienile della proprietà. Il tallio, a quanto si è appreso, può essere letale sia per ingestione che per inalazione, ed ha "un'incubazione" di circa venti-trenta giorni prima di manifestare i gravi sintomi conseguenti al suo agire in maniera deleteria sull'organismo. Al vaglio degli investigatori anche alimenti e conserve presenti nella casa vacanze, che potrebbero in qualche modo essere stati contaminati dal metallo pesante. 

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