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Esplosione, Pellicanò fermato per strage

Esplosione, Pellicanò fermato per strage

Uomo verrà trasferito dall'ospedale al carcere di San Vittore

MILANO, 01 luglio 2016, 18:22

Fabrizio Cassinelli

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Giuseppe Pellicanò, il pubblicitario di 51 anni indagato per strage in relazione all'esplosione della palazzina di via Brioschi a Milano del 12 giugno scorso nella quale hanno perso la vita l'ex compagna Micaela Masella e una coppia di giovani fidanzati marchigiani, è stato sottoposto a fermo di polizia giudiziaria con l'accusa di strage. La Polizia di Stato, che conduce le indagini, ha inviato la Squadra mobile all'ospedale di Niguarda, dove si trova ricoverato, e lo ha condotto al carcere di San Vittore.

Pellicanò stava per essere dimesso da Niguarda, dove è ricoverato per le ustioni, così come le sue due figlie di 7 e 11 anni, ed era già in previsione il suo interrogatorio. Invece gli accertamenti hanno sostanziato il provvedimento cautelare, disposto dal procuratore aggiunto Nunzia Gatto e dal pm Elio Ramondini, che domani chiederà la convalida al gip. L'ipotesi è che l'uomo, che era in fase di separazione dall'ex compagna, Micaela Masella, abbia manomesso il tubo dell'impianto della cucina originando la fuga di gas che ha causato la deflagrazione del 12 giugno scorso "compiendo atti tali da mettere in pericolo la pubblica incolumità". Atti che avrebbero visto una sorta di 'prova generale' due giorni prima, nella notte tra il 9 e il 10 giugno. Secondo quanto emerso fino ad ora l'uomo intorno alle 2 di notte - secondo le perizie di A2a e Vigili del fuoco inserite nel decreto di fermo - ha staccato un dado che permette la congiunzione del tubo flessibile che alimenta la cucina a gas" all'impianto centralizzato, a monte dell'impianto stesso, vicino al rubinetto erogatore. Vicino al punto di manomissione sarebbe stata trovata anche la chiave usata per lo smontaggio mentre fino a ieri non si era certi se il tubo fosse stato slacciato o tagliato. Fin dall'inizio, però (Pellicanò era già indagato per il medesimo reato) era evidente che i metri cubi fuoriusciti e accumulatisi nell'appartamento, ben 45 (ne bastano 3 per un'esplosione) erano compatibili solo "con un tubo da mezzo pollice lasciato a bocca aperta ad erogare". L'esplosione avvenne alle 8.45, nella palazzina in via Brioschi, nella zona dei Navigli, a Milano, sventrando parte dello stabile e causando in totale tre morti e nove feriti. Oltre alla ex compagna dell'uomo, nella deflagrazione hanno perso la vita Riccardo Maglianesi, 27 anni, di Morrovalle (Macerata), e la sua fidanzata Chiara Magnamassa, di 22, di Monte San Giusto (Macerata).

Nel provvedimento di fermo il pm Elio Ramondini scrive che Pellicanò "aveva rabbia per la separazione". Una rabbia cieca, nella quale evidentemente il dolore causato agli altri non sarebbe stato preso in considerazione. Una rabbia che emerge anche "dai referti di visita psichiatrica in data 14 marzo 2016 con diagnosi 'insonnia e scarso controllo degli impulsi (...) e in data 11 aprile 2016 (...) rinvenuti in una cartellina rossa" all'interno dell'appartamento di tre fogli manoscritti e del fraseggio in chat tra lui e Micaela. Altri sms, di lei al nuovo compagno, sono stati mandati la notte prima dello scoppio, tra sabato e domenica, con "intenti progettuali e positivi tra cui l'organizzazione di una vita insieme e con i rispettivi figli" e "gli ultimi saluti alle 21.33" ritenuti "incompatibili con una tale azione criminosa". La donna, e i due bambini, si erano anche allontanati da casa nella notte tra l'8 e il 9 giugno, dormendo fuori casa. Forse un ulteriore colpo, per i timori angosciosi dell'uomo, che ha manomesso l'impianto la notte successiva, tra il 9 e il 10 giugno. E poi ancora nella notte tra l'11 e il 12, quella fatale.

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