Quando il reato è "stato commesso
in circostanze anormali ed eccezionali tali da rendere
umanamente inesigibile la condotta", una condanna "sarebbe
percepita" dall'imputato "e dai consociati quale somma
ingiustizia, e risulterebbe inevitabilmente una pena
'illegittima'". Con queste motivazioni il giudice di Milano Ilio
Mannucci Pacini ha assolto un imprenditore tessile in crisi, e
che si era definito "con le spalle al muro", dall'accusa di aver
omesso di versare ritenute per oltre 730mila euro. Nelle
motivazioni della sentenza, il giudice, dopo aver fatto
riferimento al "recente orientamento giurisprudenziale che
riconosce alla 'crisi di liquidità' un valore esimente
riconducibile all'assenza di dolo" nell'evasione fiscale, fa un
passo avanti. E parla di "assenza di colpevolezza dell'imputato,
intesa come inesigibilità" del versamento delle imposte da
quell'imprenditore che, tra le altre cose, malgrado la crisi
decise di pagare i suoi "155 lavoratori".
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