"Se uno è innocente, su che cosa deve
cedere?". Lo ha detto Massimo Bossetti, rispondendo alle domande
dei suoi avvocati che gli chiedevano se avesse subito pressioni,
in carcere, perché confessasse. "Ho ricevuto pressioni da tutti"
ha spiegato, aggiungendo che sua moglie, durante i colloqui in
carcere, gli fece un 'quarto grado'. "Se avessi mentito me lo
avrebbe letto negli occhi". Bossetti, oggi in aula, ha poi
raccontato che dopo l'arresto era "disperato, distrutto. Ho
tentato il suicidio. La cosa che mi ha permesso di andare avanti
è stata l'unica fotografia che avevo in cella: quella della mia
famiglia". "Non c'è sera che non preghi per lei" ha poi detto il
muratore di Mapello riferendosi a Yara. L'imputato ha quindi
escluso "categoricamente" che sia il suo furgone quello ripreso
nei pressi della palestra da cui scomparve Yara. Infine una
considerazione sul suo arresto, avvenuto il 16 giugno 2014 nel
cantiere di Seriate: "Non avevo mai visto tante forze
dell'ordine, neanche fossi stato Totò Riina".
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