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Yara: consulente parte civile, dna è di Bossetti

La difesa: 'Sui vestiti di Yara 7 peli non di Bossetti'

(dell'inviato Stefano Rottigni)

Processo 'Dna-centrico' aveva definito uno dei difensori, Claudio Salvagni, il dibattimento a carico di Massimo Bossetti, unico imputato per l'omicidio della tredicenne Yara Gambirasio, e l'udienza in cui sono stati sentiti i genetisti della difesa e della parte civile lo ha confermato. Anche per la presenza nell'aula della Corte d'assise di Bergamo di quasi tutto lo 'Stato maggiore' degli esperti di entrambe le parti: interessati ad ascoltare la genetista Sarah Gino e il biologo, ex ufficiale del Ris, Marzio Capra, che, nella loro sfera di competenza, hanno cercato si mettere in dubbio, se non di smontare, il lavoro fatto dagli investigatori scientifici sul dna che, per l'accusa, appartiene a Massimo Bossetti.

Capra ha messo in dubbio il ragionamento scientifico alla base della relazione del Ris, parlando di "generale incostanza" dei risultati delle amplificazioni sui campioni delle tracce di Ignoto 1 (poi identificato come Bossetti nel corso dell'inchiesta) parlando di undici diversi profili non approfonditi: tra questi, due sul guanto della ragazza, quello sul polsino del giubbotto (appartenente alla maestra di ginnastica di Yara), quelli trovati nei sette "reperti piliferi" sugli indumenti che la tredicenne indossava e di un altro Dna nucleare, diverso da quello del muratore di Mapello e della vittima, che si evincerebbe dalle analisi sugli slip indossati dalla ragazzina quando fu trovata uccisa il 26 febbraio del 2011, a tre mesi esatti dalla scomparsa. Poi la mancata coincidenza tra il Dna nucleare, di Bossetti, e quello mitocondriale per Capra, "non ha nessuna giustificazione scientifica". Anzi, il fatto che il Dna mitocondriale non sia dell'imputato smonta la prova: "Il Dna nucleare è la targa di un'auto - ha argomentato -, quello mitocondriale è la carrozzeria: se queste non corrispondono nella fotografia dell'autovelox si fa ricorso".

Merita approfondimenti anche l'uso di kit con polimeri scaduti e, nonostante il Ris avesse spiegato che talvolta la case produttrici 'accorciano' il tempo di scadenza del prodotto ed esistano metodi per poi certificare la validità, secondo Capra, "non sappiamo se l'esperimento sia stato inficiato, ma certo l'uso di strumenti scaduti non fa bene". Il parere del genetista Giorgio Portera, consulente della famiglia Gambirasio e anch'egli ex ufficiale del Ris, è, nella forma e nella sostanza, radicalmente opposto. "In nessun caso il dna mitocondriale può avere valore identificativo", ha sottolineato. Durante la permanenza del corpo di Yara nel campo di Chignolo d'Isola per tre mesi "potrebbe essere avvenuta qualsiasi cosa" in termini di variazione cellulare e quindi "sarebbero troppe le variabili". Sulla scorta dei suoi accertamenti, condivide totalmente le conclusioni del Ris: il Dna trovato sul corpo della ragazza è di Ignoto 1 e appartiene "all'odierno imputato", quindi a Bossetti. Alla luce della discussione in aula, invece, la difesa di Bossetti ritiene "inevitabile" una perizia che faccia chiarezza. L'argomento del Dna si risolverà nell'udienza del 12 febbraio, non, come previsto, il 5: il pm Letizia Ruggeri ha ritenuto di non poter cominciare il controesame senza la relazione scritta dei consulenti della difesa che non sembra abbiano intenzione di depositare e, entro il 5, non saranno disponibili le trascrizioni dei verbali di udienza. "Il dottor Capra ha detto più volte che gli accertamenti hanno avuto esiti 'da schifo', vorremmo sapere con precisione a quali si riferiva", ha detto il pm.(ANSA).

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