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Expo e 'ndrangheta, 13 arresti

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Expo e 'ndrangheta, 13 arresti

Inchiesta tra Lombardia-Calabria, contatti con politici milanesi

MILANO, 28 ottobre 2014, 07:09

Redazione ANSA

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'Ndrangheta: Boccassini, boss fece bruciare macchina vigile - RIPRODUZIONE RISERVATA

'Ndrangheta: Boccassini, boss fece bruciare macchina vigile - RIPRODUZIONE RISERVATA
'Ndrangheta: Boccassini, boss fece bruciare macchina vigile - RIPRODUZIONE RISERVATA

Le mani della 'ndrangheta su speculazioni immobiliari e subappalti di grandi opere connesse ad Expo 2015. E' quanto emerge dalle indagini che hanno portato i Carabinieri ad eseguire in Lombardia e Calabria 13 arresti, su richiesta della Procura distrettuale antimafia di Milano, nei confronti di altrettanti indagati per associazione di tipo mafioso. L'indagine è diretta dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini.

Al centro delle indagini del Ros dei Carabinieri due gruppi della 'ndrangheta radicati nel Comasco, con infiltrazioni nel tessuto economico lombardo. Accertati, secondo le indagini, gli interessi delle cosche in speculazioni immobiliari e in subappalti di grandi opere connesse ad Expo 2015.

Gli arrestati avevano contatti con esponenti del mondo politico, istituzionale, imprenditoriale e bancario da cui ottenevano vantaggi, notizie riservate e finanziamenti. In particolare avevano rapporti con un agente di polizia penitenziaria, un funzionario dell'Agenzia delle Entrate, un imprenditore immobiliare, attivo anche nel mondo bancario e con dei consiglieri comunali di comuni nel Milanese.

Gli arresti sono stati eseguiti nelle province di Milano, Como, Monza-Brianza, Vibo Valentia e Reggio Calabria. I 13 indagati sono accusati di associazione di tipo mafioso, detenzione e porto abusivo di armi, intestazione fittizia di beni, reimpiego di denaro di provenienza illecita, abuso d'ufficio, favoreggiamento, minacce e danneggiamento mediante incendio.

Boccassini: a società boss certificato antimafia - Un'impresa di Giuseppe Galati, presunto boss della 'ndrangheta in Lombardia, tra i destinatari delle misure cautelari, ''ha avuto la certificazione antimafia'' per lavorare in due subappalti del valore di ''450mila euro'' per la tangenziale esterna di Milano. Lo ha spiegato il procuratore aggiunto di Milano Ilda Boccassini. Il procuratore capo, Edmondo Bruti Liberati, ha chiarito ''ci sarà una segnalazione alla Prefettura che ha già svolto un lavoro imponente per l'Expo''. Dopo l'operazione Infinito, quella con cui nel 2010 era stata smantellata la 'ndrangheta in Lombardia, "nulla cambia - dice Boccassini -. E' una riflessione da fare." E per uscire dall'associazione mafiosa ci sono due modi "o con la morte o diventi collaboratore e ti dai allo Stato". Uno dei presunti boss della famiglia Galati avrebbe "ordinato dal carcere di bruciare" l'auto di un vigile urbano "che l'aveva visto transitare su una macchina in compagnia di un pregiudicato e aveva steso un rapporto che gli era costato la revoca della semi-libertà". Lo ha spiegato il procuratore aggiunto di Milano Ilda Boccassini. Tra gli episodi di intimidazione messi a segno dalla cosca dei Galati, riferisce Boccassini, c'è anche l'invio da Vibo Valentia di una "busta con proiettili" alla "direttrice del carcere di Monza", Maria Pitaniello, come minaccia per cercare di ottenere un diverso trattamento detentivo per Fortunato Galati.

Tra gli arrestati ex consigliere comunale di Rho - Luigi Calogero Addisi e' accusato di riciclaggio e abuso d'ufficio con l'aggravante di aver favorito l'associazione mafiosa. Avrebbe riciclato denaro per l'acquisto di un terreno nella zona di Rho per poi votare a favore in Consiglio comunale della destinazione d'uso che ne avrebbe aumentato il valore.

Tra gli arrestati c'è anche Salvatore Muscatello, già agli arresti domiciliari perché condannato a seguito della maxi-inchiesta 'Infinito' del luglio 2010 e che ancora era "a capo della 'locale' di Mariano Comense", in provincia di Como. Boccassini ha chiarito che "ancora fino a stamattina, quando poi è finito in carcere, Muscatello continuava a esercitare quel ruolo di capo". Nella sua casa, ha aggiunto il magistrato, "andavano persone per confrontarsi sulla gestione della 'locale' e, tra queste, anche la moglie" di un presunto boss della cosca Lampada-Valle "per chiedere un contributo per la sua famiglia".

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