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Lambro: assolti gestori Lombarda Petroli

disastro ambientale

Lambro: assolti gestori Lombarda Petroli

Per il disastro ambientale del 2010 condannato il custode

MONZA, 22 ottobre 2014, 19:49

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Una sola condanna per il disastro ecologico causato dallo sversamento di idrocarburi ed oli combustibili della "Lombarda Petroli" di Villasanta (Monza)del febbraio del 2010. Cinque anni per il custode dell'ex raffineria, che è stato condannato in contumacia per disastro doloso. Si attendono le motivazioni del Tribunale per ricostruire se la sentenza faccia o meno riferimento al presunto coinvolgimento di altre persone, fino ad ora non ancora identificate(come ipotizzato dalla difesa).

Assolti invece, con formula piena, i due gestori della ex petrolchimica, i cugini Rinaldo e Giuseppe Tagliabue, unitamente all'ex direttore di stabilimento Vincenzo Castagnoli. I fatti risalgono alla notte del 22 febbraio 2010, quando le cisterne dello stabilimento furono svuotare con l'apertura di alcune valvole.

Duemila quattrocento tonnellate di gasolio finirono nelle fognature, di lì poi al depuratore acque reflue di Monza che non riuscì purtroppo a contenere l'enorme macchia nera che finì nel Lambro, nel Po e poi in mare. La difesa dei tre assolti ha sempre sostenuto di non avere alcun motivo per decidere di mettere in atto un gesto così dannoso. I Pm invece, sostenevano che lo sversamento sarebbe servito a coprire gli ammanchi di materiale stoccato in vista della chiusura del deposito. Una tesi che che il Tribunale non ha ritenuto valida. Ha però decretato come colpevole del disastro il custode dello stabilimento, mai presentatosi a processo. Secondo la ricostruzione della difesa, l'uomo quella notte ha effettuato il canonico giro di ricognizione e quindi non gli era imputabile alcuna mancanza. Diversa la visione dei giudici, che a lui hanno inflitto una condanna a cinque anni, oltre a risarcimenti milionari per le parti civili, tra cui una provvisionale di un milione e mezzo a Regione Lombardia, 300.000 euro a Regione Emilia Romagna e cinque milioni al Ministero dell'Ambiente. "Attendiamo di leggere le motivazioni della sentenza" l'unico commento rilasciato dal suo legale, Fabio Fontanesi.

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