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Sequestrata villa in Sardegna a Formigoni. Ma lui dice: "Non è mia"

Inchiesta su caso Maugeri-San Raffaele

(di Andrea Gianni)

Una villa in Sardegna, ad Arzachena, conti correnti e proprietà immobiliari a Lecco e Sanremo. Sono alcuni dei beni sequestrati all'ex presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, senatore del Nuovo centrodestra, e al suo amico di vecchia data Alberto Perego nell'ambito del procedimento sul caso Maugeri-San Raffaele. A ordinare il sequestro preventivo per equivalente e per un valore di circa 49 milioni di euro, finalizzato alla confisca nel caso di una eventuale condanna, è stato il gup di Milano Paolo Guidi, che ha accolto la richiesta dei pm Laura Pedio, Antonio Pastore e Gaetano Ruta, individuando precisamente in ''49.883.208'' euro il ''prezzo'' della corruzione contestata al 'Celeste' e ad altri imputati, tra cui il faccendiere Pierangelo Daccò e l'ex assessore lombardo Antonio Simone.

   ''Non ho mai posseduto nemmeno la centesima parte di 49 milioni di euro'', ha commentato l'ex Governatore. ''Su uno dei miei due conti correnti - ha aggiunto - figura un attivo di 18 euro e 20 centesimi, sull'altro un passivo di 75mila euro. Non ho mai posseduto, né posseggo una casa in Sardegna''. La cifra a cui si è arrivati, si legge nel provvedimento con il quale il gup ha disposto i 'sigilli', è ''pari alle somme complessivamente trasferite, successivamente al 12 aprile 2006, dalle casse della Fondazione Maugeri alle società di Daccò e Simone e destinate alla remunerazione di questi ultimi e di Formigoni''.

    Il sequestro arriva dopo che lo stesso giudice, nelle scorse settimane, ha rinviato a giudizio il senatore, accusato di associazione per delinquere e corruzione, Perego, i presunti intermediari Daccò e Simone e altre persone imputate per il caso Maugeri, ossia un giro di presunte mazzette per favorire, attraverso delibere della Giunta all'epoca guidata dal 'Celeste', la Fondazione pavese con stanziamenti regionali. Già nei mesi scorsi erano stati eseguiti sequestri per un valore di circa 53 milioni di euro a carico di Daccò, dell'ex assessore Simone e dell'ex direttore amministrativo della struttura sanitaria, Costantino Passerino. Oggi, invece, sono arrivati i sequestri da 49 milioni di euro. In particolare, 39 milioni rappresenterebbero la presunta corruzione legata alla vicenda Maugeri e 7,6 milioni sarebbero, invece, le presunte mazzette per il caso San Raffaele. I sequestri hanno riguardato, da quanto si è saputo, 5 o 6 conti correnti del 'Celeste', l'ormai famosa villa in Sardegna acquistata da Perego per conto di Formigoni, secondo l'accusa, con un 'maxi-sconto' e venduta da Daccò. E ancora una serie di immobili a Lecco e Sanremo di cui il senatore risulterebbe comproprietario. Non sono stati sequestrati, invece, come prevedono le prerogative parlamentari, i conti di Formigoni riguardanti la sua attività di senatore. Nella presunta corruzione da 49 milioni di euro il gup individua, invece, sia quegli 8 milioni di euro circa che l' allora Governatore avrebbe ricevuto sotto forma di benefit di lusso, come yacht e vacanze, che parte dei soldi distratti dalle casse della Maugeri e finiti agli intermediari, che quelli utilizzati per mantenere la rete di società all'estero servite per creare 'fondi neri'.

    Formigoni, scrive il giudice nel provvedimento, "ha avuto la disponibilità di ingenti somme di denaro in contante non giustificate dai suoi legittimi introiti". Daccò e l'ex assessore Antonio Simone "venivano ad essere gestori di un 'tesoretto' (dell'ordine di decine di milioni di euro) che in parte, negli anni, veniva messo a disposizione del presidente Formigoni e del suo entourage, in relazione per spese per ville, imbarcazioni di alto bordo, lussuose vacanze, cene, appuntamenti elettorali". Secondo il gup, inoltre, la ''gestione dei finanziamenti nel campo della sanità'' lombarda era ''sotto il controllo di un 'tavolo della sanità' di cui facevano parte'' l'allora dg, Carlo Lucchina, ''e il segretario generale della Regione Lombardia (Sanese), oltre naturalmente al Presidente della Regione Lombardia''. Giudice che 'valorizza' anche le dichiarazioni messe a verbale da due indagati che ''hanno confermato in sede di incidente probatorio il sistema di pagamenti di tangenti''. (ANSA).

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