GENOVA - E' la bella faccia della robotica avanzata e con i suoi occhioni e le sue guanciotte, studiate appositamente dagli psicologi per ispirare tenerezza e simpatia, oltre che con la sua sofisticata architettura, ha conquistato il mondo scientifico e non. Si chiama iCub, è il robot umanoide figlio e simbolo dell'Istituto italiano di tecnologia. iCub ha la forma e le dimensioni di un bambino di 4 anni e il suo nome, che rimanda a I Robot di Asimov, significa 'cucciolo'. Possiede 53 'snodi' di movimento, la maggior parte dei quali sono nelle braccia e nelle mani per consentire azioni di presa e di manipolazione degli oggetti.
iCub ha telecamere che riproducono la vista, microfoni per la ricezione di suoni, sensori inerziali che riproducono il senso dell'equilibrio, e sensori tattili e di forza per misurare l'interazione con l'ambiente. E oltretutto è l'unico robot al mondo a avere il corpo ricoperto di pelle artificiale, un sensore tattile che gli permette di capire se e come viene toccato dall'uomo e gli consente di rispondere in maniera adeguata. Queste caratteristiche hanno portato a iCub un considerabile successo internazionale. Attualmente ci sono più di 30 laboratori nel mondo che usano iCub per i loro studi sull'intelligenza: in Ue, Usa, Giappone e Sud Corea. L'obiettivo del progetto è realizzare un robot in grado di interagire con gli esseri umani e collaborare in diversi contesti. Potrà assistere anziani o malati nelle loro case, svolgere compiti pericolosi, supportare l'attività umana in emergenza e disastri naturali, potrà trovare applicazioni in campo biomedico e riabilitativo. D'altra parte, cucciolo o no, iCub è un robot, una parola che deriva dallo slavo 'robota' che significa lavoro pesante.
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