L'abolizione del 'listino' dei
nominati e il riequilibro della rappresentanza di genere - in
questa legislatura solo il 10% dei consiglieri è donna - sono i
principali punti in comune delle proposte di riforma della legge
elettorale regionale in Liguria depositate in ordine di tempo da
M5S, Pd, Liguria Popolare e Lega. Maggioranza e opposizione
concordano sulla necessità di abolire il listino del presidente,
che al momento può nominare 6 consiglieri regionali senza
passare per il voto degli elettori. Per rimediare al gap di
genere Pd e Lega propongono di introdurre la doppia preferenza
di genere, l'M5S che non si possano formare liste con più del
60% dei candidati di un sesso, mentre Liguria Popolare
l'introduzione delle tre preferenze.
La proposta della Lega si distingue per la previsione di un
premio di maggioranza 'rafforzato': 15 consiglieri più il
presidente della Regione alla coalizione che supera il 34% dei
voti, 17 consiglieri più il presidente a chi supera il 40% e 19
consiglieri più il presidente a chi supera il 48% dei voti.
Tra le novità previste dal M5S il ballottaggio sulla scia del
modello di elezione dei sindaci con un secondo turno qualora
nessun candidato presidente dovesse raggiungere al primo turno
il 50% dei voti più uno. Eventualità pressoché certa
nell'attuale sistema tripolare.
Il disegno di legge di Liguria Popolare è caratterizzato
dall'abolizione dei collegi provinciali e l'istituzione di un
collegio unico, prevista una lista regionale di trenta
candidati: la più votata ottiene 15 seggi più quello del
presidente. Idea bocciata dalla Lega che chiede di mantenere i
collegi provinciali.
Il Pd invita a mantenere l' ossatura della legge in vigore
con il sistema proporzionale e un premio di maggioranza che
garantisca 16 consiglieri più il presidente a chi vince con il
minimo scarto di voti, alla minoranza 14 consiglieri.
Un puzzle di caselle da incastrare, con la consapevolezza che
alla fine della legislatura scorsa quasi tutti i gruppi volevano
abolire il listino ma non ci riuscirono. Servono 21 voti per
cambiare la legge elettorale regionale, la maggioranza di
centrodestra ne ha 17, non può prescindere da un'intesa con M5S
o Pd.
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