Claudio Borgarelli, l'infermiere accusato di avere ucciso lo zio Albano Crocco lo scorso 11 ottobre nei boschi di Lumarzo, ha confessato il delitto.
"Abbiamo discusso per il sentiero - ha detto Borgarelli davanti al gip Paola Faggioni -. Lui mi ha insultato e sputato addosso e io non ho capito più nulla". Borgarelli, difeso dall'avvocato Antonio Rubino, ha pianto durante la confessione ma non ha chiesto perdono.
"Quella mattina - ha detto ancora Borgarelli davanti al gip - Ho aperto la porta quella mattina e ho visto la macchina e i paletti divelti. Ho seguito mio zio e mi sono portato dietro la pistola perché temevo che fosse armato anche lui. Abbiamo discusso. Io gli ho sparato due colpi e poi l'ho decapitato. Sono tornato a casa, ho messo la testa nel sacco e poi l'ho buttata".
"Non lo so perché ho tagliato la testa a mio zio. Non me lo so spiegare", ha detto Borgarelli al gip ripercorrendo i momenti dell'omicidio. E' emerso, tra l'altro, che per trascinare il corpo dello zio, dopo averlo ucciso e decapitato, nel dirupo dove è stato ritrovato ha usato una corda. Poi ha messo la testa in un sacco ed è tornato a casa dove si è cambiato. La pistola usata da Borgarelli per colpire la vittima è quella sequestrata nella sua casa, come emerso dagli esami del Ris. "Io volevo bene a mio zio. Ero legatissimo a lui quando ero piccolo. Ma questa vicenda del sentiero mi ha ossessionato. Mi sentivo vittima di una ingiustizia", ha detto Borgarelli nel corso dell'interrogatorio durato circa un'ora. "Non riusco più a sopportare il peso di questo omicidio", ha detto Borgarelli al gip.