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Tirreno Power, indagati restano 27 e con accuse più lievi

Disastro ambientale e sanitario non più doloso ma colposo.

Nell'inchiesta sul presunto inquinamento causato dalla centrale a carbone Tirreno Power di Vado Ligure, le persone indagate scendono da 84 a 27. E' quanto si rileva dall'avviso di chiusura indagini, che sostituisce quello del 17 giugno scorso, firmato dal procuratore della Repubblica Ausiello e dai pubblici ministeri che hanno diretto le indagini, Pischetola e Carusi. Restano indagati i vertici aziendali, mentre per i politici, sia i sindaci sia gli ex rappresentanti della Regione e funzionari, c'è uno stralcio con previsione di richiesta di archiviazione. Tra le persone che escono dall'elenco degli indagati figurano anche Andrea Mangoni, ex ad di Sorgenia (tra i maggiori operatori italiani del mercato libero dell'elettricità e del gas), e Francesco Dini, di Cir (allora indagato in quanto consigliere di Tirreno Power). La Procura, che ha in corso un altro procedimento per omicidio colposo, ha cambiato l'accusa di disastro ambientale e sanitario da doloso, quindi volontario, a colposo, meno grave.
   Le condotte colpose attribuite agli indagati, in particolare per il mancato controllo della qualità delle immissioni in atmosfera dell'impianto, avrebbero provocato - secondo l'accusa - tra il 2000 e il 2014, un grave ed esteso inquinamento ambientale, con pesanti ricadute sulla flora dell'area, e un disastro sanitario, con oltre 600 persone morte "per cause attribuibili alle emissioni della centrale, quale causa esclusiva o come concausa prevalente". Per la procura le immissioni nell'atmosfera delle centrale avrebbero causato anche oltre 2000 ricoveri di adulti per malattie respiratorie e cardiovascolari; inoltre, dai 300 ai 400 bambini sarebbero stati ricoverati per patologie respiratorie e attacchi d'asma tra il 2005 e il 2010. Dal marzo del 2014 i gruppi a carbone della centrale sono sotto sequestro per violazioni di limiti delle emissioni imposti dall'Aia (autorizzazione integrata ambientale). La società ha detto che non intende investire per rimetterli in funzione. Anzi, ha annunciato la conversione delle aree per favorire l'insediamento di nuovi soggetti industriali. Attualmente i dipendenti in cassa integrazione sono circa 160.

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