Quella venuta fuori nelle 70 udienze
del processo per l'alluvione del 4 novembre 2011 è una
"impietosa fotografia della protezione civile comunale". Un
organo "che appare "approssimativo e sciatto" per colpa "degli
attori di tutti i livelli che non sanno cosa fare, che non
adempiono ai propri doveri e preferiscono fare altro piuttosto
che stare in sala operativa". In poche parole, "una protezione
civile che fino al 2011 era stata sottostimata se non
addirittura considerata una seccatura". E' il quadro emerso
nelle quasi sei ore di requisitoria del pm Luca Scorza Azzarà al
termine della quale ha chiesto la condanna per l'ex sindaco
Marta Vincenzi, per l'ex assessore Francesco Scidone e per i
dirigenti comunali.
"Chi doveva essere in sala operativa - ha detto il pm - era
altrove, ha delegato, e i delegati a loro volta hanno sub
delegato. Il sindaco ha preferito andare a un convegno, Scidone
era in giunta, i dirigenti hanno mandato i funzionari che a loro
volta sono arrivati quando si sono liberati da altri impegni".
Le scuole, poi, non vennero chiuse per evitare ai politici
"cattive figure" e anche la gestione della diramazione
dell'Allerta ai vari istituti scolastici ha dimostrato una
"approssimazione dell'organizzazione: non esisteva un
indirizzario unico dei dirigenti scolastici, molti indirizzi
erano sbagliati e le mail per avvisare dell'allerta furono
mandate il giorno prima all'orario di chiusura delle scuole".
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