(ANSA) - GENOVA, 20 SET - Trasformare un barbacane medioevale o uno scalone primi '900 in un elemento gotico che diventi l'ombelico di una favola noir come la Lucia di Lammermoor firmata Dario Argento, fondere l'elemento determinante nella realizzazione di una stanza deco' nella bellezza rinascimentale della Mantova ducale come nel Rigoletto di Panerai e, dopo il grande successo della prima a Genova spedire, per esempio, la Lucia al Royal Theatre in Oman. Insomma, reinventare i materiali già usati per fabbricare quei sogni che dovranno far da sfondo, e anche da quinta alle grandi opere liriche destinate, dopo il debutto a Genova, al resto del mondo, in un sultanato arabo per esempio, o in Cina. Un'operazione alla Luzzati. E non per nulla chi la fa al teatro Carlo Felice di Genova di Emanuele Luzzati è stato allievo come Enrico Musenich. Scenografo, ma anche pittore e fotografo con un curriculum lungo così Musenich ha lavorato al Carlo Felice con i grandi registi della lirica come Panerai e anche con i grandi registi tout court come Dario Argento. Proprio la Lucia di Lammermoor firmata da Argento sta per partire per l'Oman. Quella Lucia così gothic che ha visto l'impronta di Argento ma anche quella di Musenich: impostazione scabra, alberi stilizzati, un'ampia scalinata marmorea multiuso e soprattutto una sana linea votata al riciclo di scene già pronte ma, così transformer da dirsi mai viste. In tempi di austerity, encomiabile. "I magazzini del Carlo Felice - racconta Musenich - ci consentono di trovare elementi strutturali con i quali costruire nuove cose. E procedere alla trasformazione". Ripensare gli elementi di scenografie diverse per farle diventare qualcos'altro. Oppure costruire, destrutturare e costruire di nuovo una fontana nel giro di un'ora. "Come quella della Lucia di Argento - racconta Musenich -. Una volta realizzata, il regista ha espresso perplessità. Ho rifatto il bozzetto nel giro di un'ora", la fontana è stata destrutturata, ristrutturata et voilà: la fontana è tornata sul palcoscenico nel giro di un giorno. Scriveva Strehler di Luzzati: "Di fronte alle sue scenografie si ha quasi sempre l'impressione di finire mani, piedi e pensieri dentro un sogno" perché è vero che i sogni sono fatti di elementi presi nel magazzino della coscienza e rielaborati. E così Musenich lavora al Carlo Felice per opere fantastiche messe insieme con pezzi di sogni diversi. Complice quel magazzino "una specie di antro di Ali Babà pieno di cose meravigliose, quinte e fondali pronti a rinascere a nuova epoca e in fondo, a nuova vita".
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