"Francamente, ho pensato che si
sarebbe dovuto fermare tutto. Non era giusto che alcune squadre
giocassero e altre no. Avremmo dovuto fermarci tutti allo stesso
tempo". La pensa così il tecnico della Roma, Paulo Fonseca, su
come è stata gestita l'emergenza coronavirus in Serie A. "Il
calcio coinvolge un sacco di gente, andare allo stadio lo rende
un mezzo di propagazione quasi incontrollabile. Come è stato, ed
è dimostrato, la partita tra Atalanta e Valencia, grande centro
di propagazione - evidenzia il tecnico nel corso di una lunga
intervista rilasciata al quotidiano portoghese A Bola -. Avrebbe
dovuto succedere a tutti, allo stesso tempo. Ma capisco che
questa è una situazione nuova. È stato inaspettato, volevano
fare le cose senza fermarsi completamente".
Riguardo alle prospettive di un ritorno in campo, Fonseca
confessa che "è difficile parlarne". "Prima si ipotizzava una
ripresa del campionato a maggio, ora parliamo di giugno o
luglio. Tutto dipende da cosa succede fino ad allora - prosegue
-. Le cifre dicono che una ripresa a breve sarà difficile.
Alcune squadre hanno giocatori infetti. Risolvere questo
problema non è facile. Potremmo pensare di tornare a giocare
giugno, ma è una visione molto ottimista. Non c'è alcuna
previsione di ciò che può accadere".
In attesa di comunicazioni ufficiali, racconta Fonseca, "i
giocatori si mantengono in attività. Non si allenano a calcio,
ma lavorano sulla condizione fisica individuale. Non credo che
arrivino come in un normale ritiro pre-campionato. E' una
situazione nuova. Dovremo accelerare i processi più velocemente
dal punto di vista fisico in modo che, se possibile, saremo
pronti in poche settimane per iniziare la competizione".
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