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Trafficanti droga a Roma, 14 condanne per quasi 100 anni

Trafficanti droga a Roma, 14 condanne per quasi 100 anni

5 assolti e scarcerati. Una donna al posto di comando

ROMA, 13 dicembre 2018, 10:41

Redazione ANSA

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(foto di archivio) - RIPRODUZIONE RISERVATA

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Quattordici condanne per un totale di quasi cento anni di reclusione, ma anche cinque assoluzioni con contestuale scarcerazione. Si è chiuso così il processo d'appello agli appartenenti a un gruppo criminale riconducibile alla famiglia Cordaro dedito al traffico di stupefacenti, con centro operativo nella periferia di Tor Bella Monaca a Roma. A capo dell'organizzazione c'era una donna. La sentenza è stata emessa dalla prima Corte d'appello i cui giudici, presieduti da Tommaso Picazio, hanno parzialmente riformato la sentenza emessa nell'ottobre 2017 dal gup capitolino a conclusione del processo col rito abbreviato.

La condanna più alta - 12 anni di reclusione - è stata pronunciata nei confronti di Natascia Cordaro, ritenuta dall'accusa persona da collocarsi al 'posto di comando' del clan, colei che gestiva la 'cassa comune', con potere decisorio e di controllo. Per quanto riguarda le altre condanne, da segnalare quelle inflitte a Giuseppe Cordaro e Paola Palavanti (10 anni ciascuno) e Silvio Lumicisi (9 anni); poi una serie di ulteriori condanne a pene comprese tra i 6 e i 5 anni di reclusione. Assolti e scarcerati Vincenzo Bova, Gianluca Stramucci, Danilo Cordaro, Daniele Vinella e Gianni Vinella. I reati contestati andavano dall'associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, e fino a molteplici episodi di spaccio, violazione della normativa sulle armi, riciclaggio, ricettazione, truffa ai danni dello Stato e falso. Articolata è stata l'attività investigativa condotta dalla Squadra mobile capitolina che ha portato alla valutazione dell'esistenza di un sodalizio criminoso riconducibile alla famiglia Cordaro dedito al traffico di stupefacenti, con centro operativo nel quartiere romano di Tor Bella Monaca.

Per l'accusa, i soldi della droga sarebbero stati tra l'altro riciclati in ristoranti, bar e in una squadra di calcio alla Maddalena, grazie all'aiuto di un avvocato (processato separatamente con rito ordinario, al pari di altri accusati). Nel corso delle indagini fu anche scoperto un appartamento bunker dove venivano nascoste - in un'intercapedine di una delle stanze - armi e droga, nonché documentazione varia e finanche un quaderno contenente annotazioni in merito alla contabilità del gruppo criminale.

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