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Due detenuti evadono dal carcere di Rebibbia

Hanno segato le sbarre e si sono calati giù dalla cella con delle lenzuola legate fra loro

Posti di blocco in tutta Roma e provincia, stazioni e capolinea dei bus controllate, verifiche in campi rom e accampamenti abusivi della Capitale. Proseguono le ricerche dei due detenuti romeni evasi ieri da Rebibbia. Le forze dell'ordine hanno anche ascoltato conoscenti e amici dei due nel tentativo di ricostruire eventuali appoggi o ambienti che possano coprire la fuga di Catalin Ciobanu e Mihai Florin Diaconescu, 33 e 28 anni. Le ricerche sono estese anche su scala nazionale.

"Consegnatevi all'autorità giudiziaria e ponete fine alla vostra fuga". E' l'appello lanciato dai difensori di Florin Mihai Diaconescu e Catalin Ciobanu. "Spero che Diaconescu si metta presto a disposizione delle autorità e delle forze dell'ordine - afferma l'avvocato Cristiano Brunelli -. Negli ultimi giorni era molto agitato per un residuo di pena che era arrivato, di ulteriori 2 anni e mezzo, ma non immaginavo una decisione simile".

Dal canto suo l'avvocato Andrea Palmiero, difensore di Ciobanu, invita il suo cliente "a costituirsi per dimostrare la propria innocenza, non è certo questo il modo per farlo. Si deve costituire urgentemente visto che abbiamo ancora la possibilità di dimostrare la sua innocenza nel processo che lo vede accusato di sequestro di personale e morte come conseguenza non voluta". L'uomo è coinvolto nella morte di un commerciante egiziano, vittima di estorsioni, prelevato da casa e deceduto per infarto nel 2013.

Fp Cgil, a Rebibbia sottorganico di 240 agenti 

A Rebibbia "dei 992 poliziotti penitenziari necessari, ne risultano presenti 930. Non solo. Di questi risultano essere distaccati 180 agenti, di cui gran parte negli uffici amministrativi, occupati in compiti che potrebbero essere assolti da altri lavoratori pubblici. Il tutto quindi per un totale a Rebibbia di soli 750 poliziotti penitenziari. Si determinano così situazioni dove, su 1.400 detenuti presenti, spesso un solo agente si trova a vigilare addirittura 170 persone, attraverso una modalità spacciata per 'vigilanza dinamica'". E' quanto denuncia il segretario nazionale della Fp Cgil, Salvatore Chiaramonte, con dati che descrivono un sottorganico di 240 agenti. Nelle carceri italiane, aggiunge, c'è una "pesante carenza di personale, che si associa a strutture fatiscenti e alla mancanza di strumenti adeguati di supporto alla vigilanza". Questa situazione "è frutto di una sottovalutazione dello stato delle cose che denunciamo da tempo, per arrivare alla scorsa settimana quando, in una visita al carcere di Rebibbia, abbiamo realizzato un video reportage sulle condizioni difficili del lavoro del poliziotto penitenziario". "Inoltre - prosegue -, vale la pena sottolineare che per la manutenzione degli istituti viene stanziato ogni anno un decimo del necessario: soltanto 4 milioni dei 40 necessari. A Rebibbia, come denunciamo nel nostro reportage, vengono stanziati ogni anno 24 mila euro, che a malapena bastano per mettere toppe a una struttura in disfacimento. Per non parlare infine - continua - della assoluta carenza di strumentazioni tecnologiche di supporto al lavoro di vigilanza dei poliziotti penitenziari. Questa vicenda riporta all'attenzione le falle di un sistema, coperte in questi anni dal lavoro dei poliziotti penitenziari che hanno garantito ciò che nei fatti è impossibile, la sicurezza dei cittadini. È ora di intervenire", conclude Chiaramonte.

VIDEO Il reportage realizzato il 9 febbraio scorso della Fp Cgil Polizia Penitenziaria -  'Dentro a metà - Rebibbia, il lavoro del poliziotto penitenziario

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