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Simone Camilli, ultimo saluto al reporter

Padre: non avevo capito quanto era speciale. Madre: devo tornare lì e fare qualcosa

Il padre di Simone Camilli ha parlato al funerale del figlio a Pitigliano (Grosseto) per dire che in tanti a Gerusalemme, dove è andato a riprendere i resti di Simone, gli si sono avvicinati per testimoniargli la loro vicinanza. "Arrivavano - ha detto commosso Pierluigi Camilli - e mi dicevano 'sono un amico di Simone, era una persona speciale'". "Poi sono arrivati i suoi colleghi - ha aggiunto - che mi hanno detto 'era una persona speciale'". "Questo mi ha fatto capire che mio figlio non lo conoscevo - ha aggiunto - non ho avuto il tempo di accorgermi che era speciale".
   Nel sentire dalla gente e dai colleghi che "Simone era un ragazzo speciale - ha detto ancora il padre del reporter ucciso dallo scoppio di un ordigno israeliano inesploso a Gaza - ho capito che noi non lo conoscevamo. Avevo anche cercato di fargli fare il concorso in Rai. Qui vedo tanti colleghi... Ma non ci sono riuscito. Mi diceva: 'Vengo lì e mi siedo? Se voglio fare il giornalista devo andare dove succedono le cose'". Il padre sottolinea che "la perdita di un figlio non ha uguali, ancora non ci rendiamo conto" ma c'è anche da dire che la perdita è anche di "un bravo professionista".
"E' dura ammetterlo. Ma io queste cose che ha fatto Simone - dice il padre Pier Luigi, giornalista anche lui - nella mia vita professionale non le ho mai fatte. Questi consensi così profondi non li ho mai avuti".
   "Tanti mi dicono che devo farmi coraggio che ho il resto della mia famiglia. Ma non mi basta: io sento che devo tornare lì, devo fare qualcosa". Lo ha detto Maria Daniela, la mamma di Simone Camilli il cui ricordo ha chiuso l'omelia funebre nella cattedrale di Pitigliano. "Simone è morto in un luogo che si chiama la valle degli ulivi - ha aggiunto. Per noi l'ulivo rappresenta qualcosa e io questo ulivo me lo sono messo nel cuore". 
   "Eravamo felici, soprattutto dopo il nostro trasferimento nella nuova casa a Beirut e ora non so come potrò vivere senza di te". Un ricordo appassionato quello di Ilfa, la moglie olandese di Simone Camilli, il reporter morto a Gaza, davanti a centinaia di persone al termine della messa funebre, subito dopo il padre di Simone. Ha raccontato il loro incontro in una strada di Gerusalemme, "proprio 8 anni fa", la gioia per la nascita di Nur, la figlia di 3 anni, che era in prima fila in braccio ai familiari nella cattedrale di Pitigliano. "Sentivi la libertà di poter raccontare quello che avevi sempre voluto" ha aggiunto Ilfa, ricordando l'ultima telefonata attraverso skype con Simone, proprio da Gaza, la sera prima della sua morte, "e come abbiamo chiuso restando in silenzio alcuni istanti". 
  "Noi da qui dobbiamo gridare forte una parola di speranza perchè Simone era un giovane coraggioso, un professionista, un appassionato che ha concluso la sua vita troppo presto nell'esercizio di quella professione che aveva nel sangue, in una terra dilaniata da un conflitto assurdo". Lo ha detto il vescovo di Pitigliano-Sovana-Orbetello, monsignor Guglielmo Borghetti nella sua omelia. "La guerra è odio concretizzato, materializzato - ha aggiunto ricordando anche le parole di Papa Francesco -. La violenza si vince con il dialogo, la violenza si vince con la pace".

E' stato senza sosta da questa mattina l'afflusso di persone che volevano rendere omaggio a Simone Camilli, il reporter italiano morto a Gaza. La camera ardente è stata allestita direttamente nella cattedrale di Pitigliano (Grosseto), dove in nottata era arrivata la salma accompagnata dai familiari e da alcuni colleghi di Simone, che lavorava per l'agenzia di notizie statunitense Associated Press (AP). Tanti i semplici cittadini che hanno salutato il padre Pier Luigi Camilli, sindaco di Pitigliano, e la moglie, che non hanno mai lasciato la chiesa. Sulla bara bianca anche una corona di fiori degli amici di Gaza e Gerusalemme. I funerali sono iniziati alle 18. A officiarli il vescovo di Pitigliano-Sovata-Orbetello, monsignor Guglielmo Borghetti.

Camilli è morto "a causa delle ferite riportate dallo scoppio dell'ordigno" che alcuni artificieri palestinesi stavano tentando di disinnescare. A confermarlo i primi risultati dell'autopsia svolta presso l'istituto di medicina legale della Sapienza su disposizione del procuratore aggiunto, Giancarlo Capaldo, titolare del fascicolo avviato dalla Procura di Roma su quanto accaduto il 14 agosto nella zona a nord di Gaza.    

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