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Rasetti, robot mai al nostro posto

Rasetti, cellulari sono protesi ma cervello umano straordinario

Redazione ANSA MILANO
(ANSA) - MILANO, 11 GIU - Oggi la quantità di dati che produciamo raddoppia ogni anno: nel 2017 abbiamo generato tanti dati quanti nell'intera storia dell'umanità fino al 2016. Entro 5-7 anni avremo 150 miliardi di sensori connessi in rete, pari a 20 volte il numero di persone sulla terra. Allora la quantità di dati raddoppierà ogni 12 ore e non in un anno. Parte da qui l'analisi del presidente della Fondazione Isi-Istituto per l'Interscambio Scientifico, Mario Rasetti, intervenuto al seminario "Fintech: mercato, regolazione, futuro", che si è tenuto durante il Consob day a Piazza Affari. "Siamo in una rivoluzione digitale che è una sorta di mutazione genetica. Oggi la popolazione è fatta da persone che hanno delle protesi i cellulari", afferma Rasetti, che - dati alla mente - osserva come "su 7,3 miliardi di persone al mondo, 5,1 possiedono un cellulare". Nel bel mezzo di questa trasformazione in "umani aumentati", sempre più interconnessi tra di loro, circondati da macchine sempre più intelligenti, il professore rassicura chi teme di essere in qualche modo scalzato dall'Intelligenza artificiale, convinto che "i robot non prenderanno mai il nostro posto. Il cervello umano è qualcosa di straordinario e ci sono funzioni che nessuna macchina è in grado di svolgere". Naturalmente, "ci troveremo in situazioni in cui le macchine svolgeranno attività umane, ma è a rischio solo la parte meccanica dei lavori". D'altro canto, Rasetti pone una questione di "etica", dicendo che "dobbiamo vigilare perché, la macchina non credo riuscirà a dominarci, ma vedo la possibilità di utilizzi cattivi". Per quanto riguarda i mercati, "è in corso un processo che modificherà anche la loro natura", sostiene il professore, spiegando che il mercato "deve utilizzare le nuove tecnologie", come l'Intelligenza artificiale che "consente di capire dove vanno i mercati, in tempo reale e con accuratezza". Inoltre, è possibile creare profili digitali di singole persone dal punto di vista finanziario, economico e comportamentale. Tutto questo però, avverte Rasetti, va fatto "in maniera controllata", perché il problema è che oggi "c'è un grande accesso alla conoscenza", ma, sulla base delle loro ricerche su Internet, i consumatori rilasciano tantissime informazioni su stessi senza consapevolezza.
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