Beni strumentali +6%, beni intermedi +9,1%, energia +21,4%. L'industria italiana ha ripreso a fatturare e, a marzo 2017, mostra un'accelerazione tendenziale del mercato interno, che cresce a un ritmo tre volte superiore di quello estero. L'Istat rileva un aumento complessivo dei fatturati industriali dello 0,5% rispetto a febbraio e del 7,2% rispetto a marzo 2016, al netto della differenza di giorni lavorativi. Mentre nell'insieme del primo trimestre l'espansione è dello 0,4%, minore di quella del trimestre precedente (+1,7%). Dai dati rilevati dall'Isatituto di statistica emerge quindi un primo segnale chiaro dell' "effetto Industria 4.0", con un netto segno più del fatturato legato ai beni strumentali, anche se la spinta arriva soprattutto dal prezzo del greggio, volano per il settore dell'energia,
A marzo, quindi, aiutano in gran parte le quotazioni del petrolio che spingono la fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati a una crescita del 22,6% su base annua. I risultati positivi, però, sono diffusi a tutti i settori con la sola eccezione della fabbricazione di computer e prodotti di elettronica (-8%), tanto da far immaginare una possibile spinta anche da parte del piano del governo Industria 4.0, che prevede 11 miliardi di euro di incentivi in tre anni a sostegno degli investimenti innovativi. Guardando agli ordini, gli andamenti sono meno univoci. A marzo c'è infatti un calo del 4,2% rispetto a febbraio, ma la media del primo trimestre resta positiva (+1,5%) e rispetto a marzo 2016 l'Istat rileva un aumento degli ordinativi del 9,2% nei dati grezzi. E' il maggiore da oltre sei mesi, a partire dallo scorso agosto.
E' più complesso ancora il quadro che emerge dai dati del commercio estero extra-Ue ad aprile, un mese su cui hanno inciso negativamente le festività di Pasqua e il ponte del 25 aprile.
Sia le esportazioni che le importazioni italiane risultano in calo dal mese precedente (rispettivamente del -4,9% e del -0,8%). E su base annua l'export si riduce del 3,7%, mentre l'import cresce del 4,1%, sull'onda dell'energia (+31,2%). I mercati di sbocco in maggiore sofferenza sono i paesi Opec (-17,6%) e gli Stati Uniti (-9,6%), al contrario mostrano una crescita sostenuta la Russia (+13,6%), il Giappone (+7,1%) e la Cina (+5,6%).