(ANSA) - MILANO, 04 OTT - "Competenze digitali, potenziamento delle infrastrutture per implementare la connettività globale e capacità di utilizzare le tecnologie per ridisegnare i processi produttivi in chiave Industry 4.0: questi sono i pilastri della rivoluzione digitale che, oggi, non è più parte di uno scenario futuribile, ma un presente concreto". E' quanto sostiene il fondatore e presidente di Protom, Fabio De Felice, tra i protagonisti italiani del B20, il business forum del G20, in programma oggi e domani a Buenos Aires, nel corso del quale i rappresentanti delle imprese mondiali si confronteranno sulle sfide che dovranno affrontare nell'era dell'industria 4.0.
Gap competenze. Come rappresentante di una pmi italiana ad alta vocazione tecnologica ed innovativa, De Felice evidenzia "le criticità legate all'esistenza di un persistente gap in termini di competenze digitali", che riguarda tutta l'Europa, ma in Italia "si aggrava a causa di un atavico problema legato alle difficoltà riscontrate nel trasferimento tecnologico dai produttori di conoscenza, quali università ed enti di ricerca di natura prevalentemente pubblica, agli utilizzatori, ovvero le imprese". E' necessario dunque "implementare sistemi di Stm (Strategic technology management), che favoriscano la connessione" tra questi soggetti che "stentano a comunicare tra loro". Formazione e infrastrutture. E' indubbio che si debba intervenire sulle infrastrutture che rendano possibile la rivoluzione digitale, visto che proprio il B20 ha rilevato come attualmente solo il 69% della popolazione mondiale abbia accesso a tecnologie superiori al 3G. Ma prima ancora si devono formare competenze digitali partendo dalle scuole elementari per arrivare a chi è già nel mondo del lavoro. È inoltre auspicabile che le imprese, e in particolare le pmi, investano in innovazione e digitalizzazione, non esclusivamente dal punto di vista infrastrutturale, ma puntando soprattutto sulla formazione. Robot non tolgono lavoro. La rivoluzione digitale, lungi da quanto i più pessimisti possono immaginare, non sostituirà il lavoro delle macchine a quello umano tout court. Ma indubbiamente segna la fine del mercato del lavoro per come lo conosciamo oggi: alcuni mestieri scompariranno, altri nasceranno, altri ancora cambieranno le proprie vesti. La sfida è formare risorse con una maggiore maturità tecnologica. (ANSA).