(ANSA) - MILANO, 17 NOV - "La crescente robotizzazione nell'industria, lo sviluppo di software sempre più sofisticati nei servizi e l'ampliamento della gig economy potrebbero portare, almeno nel breve-medio periodo, una contrazione dei posti di lavoro e una divaricazione nelle remunerazioni". E "per l'Italia, che vede nascere e crescere poche imprese digitali, il problema potrebbe essere anche più grave rispetto a altri Paesi". L'avvertimento arriva da Umberto Bertelè, Chairman degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano, in occasione del primo 'Digital Innovation Talk', al Campus Bovisa dell'ateneo milanese.
"La digitalizzazione - aggiunge - oggi costituisce sia una grande minaccia che un'opportunità per l'occupazione e la distribuzione del reddito: l'esito finale in ogni territorio dipende dall'approccio con cui si riuscirà a porsi di fronte alla rivoluzione digitale, che sta investendo tutti i settori con una rapidità mai conosciuta prima". La questione è globale, ma va affrontata localmente con soluzioni diverse per ciascun territorio, considerando che "se il processo di digitalizzazione è lento, il territorio è in grado di assorbire più facilmente le conseguenze negative dell’innovazione, ma è più alto il rischio di perdere competitività e quindi occupazione".
Quindi, "per evitare la 'disoccupazione tecnologica' si rischia di incorrere nella 'disoccupazione da non-competitività". In questo scenario, la situazione dell'Italia non è rosea, ma ci sono segnali positivi, ovvero, "il costante aumento di consapevolezza della rilevanza del digitale" e l'atteggiamento della politica, che "ha compreso la necessità di interventi per rafforzare le infrastrutture digitali, per incentivare gli investimenti in innovazione e la crescita di startup innovative. Qualcosa sembra essersi messo in moto".(ANSA).