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Taisch (PoliMi), non toccare incentivi 4.0 che funzionano

Rivoluzione tecnologica non riguarda solo imprese ma è 360 gradi

Redazione ANSA MILANO

(ANSA) - MILANO, 20 SET - "Il 4.0 è dappertutto e tutto il paese deve essere 4.0. Noi persone, attraverso i cellulari, ci siamo connessi ancora prima di connettere le macchine. Per cui, questa rivoluzione tecnologica non riguarda solo le imprese ma è a 360 gradi". Così il professore del Politecnico di Milano (www.polimi.it), Marco Taisch, interpreta il grande cambiamento in corso, e crede in una "società 4.0" in cui tutto è connesso.

Iot non basta. "L'Internet delle cose a me non sta più bene. Mi fa pensare agli asset fisici, ovvero alle macchine, ma dobbiamo connettere le persone. Dobbiamo allargare la prospettiva", sostiene Taisch, convinto che questo "il governo l'ha capito", come dimostra il passaggio dal piano "Industria 4.0" a "Impresa 4.0", con l'introduzione di incentivi fiscali per la formazione 4.0.

Attenzione a incentivi. Attenzione, però, a "non toccare le misure che hanno funzionato" avverte il professore, co-responsabile scientifico dell'Osservatorio Industria 4.0, interpellato sull'ipotesi di una riduzione dell'aliquota del superammortamento per i beni strumentali tradizionali. Gli incentivi previsti dal piano "hanno avuto un effetto mediatico da non sottovalutare", in quanto, "oltre a essere una misura fiscale, che ha favorito la ripresa degli investimenti, hanno costretto le imprese a capire cos'è l'Industria 4.0".

Competence center. Nota dolente - per Taisch, che ha fatto parte della cabina di regia del piano del governo lanciato lo scorso anno - riguarda i competence center, bloccati "dalla burocrazia romana, non del ministero". Il bando, che selezionerà questi centri di eccellenza e di coordinamento tra industria e università, non è ancora partito, come ha ricordato anche il ministro Calenda, che vede entro novembre la pubblicazione del decreto attuativo. Il Politecnico di Milano è tra gli atenei candidati a coordinare questi futuri poli tecnologici, che aiuteranno le imprese nella quarta rivoluzione industriale, per i quali il piano Industria 4.0 ha stanziato 30 milioni di euro (20 Milioni per il 2017 e 10 Milioni per il 2018).

Fase due. Ad ogni modo la fase due è partita con un'attenzione al lavoro e alle competenze. Un aspetto fondamentale perché "questa rivoluzione non è solo tecnologica ma culturale", evidenzia Taisch, che ora si aspetta "che le imprese tornino a capire che le persone sono un asset produttivo", quindi, a investire sulla formazione, perché "tagliare i costi alla formazione non può essere una politica di lungo periodo". In particolare, bisogna investire sia sui giovani che sui dipendenti perché "la rivoluzione di oggi è troppo veloce", quindi servono entrambi. In questo momento, però, l'Italia sconta un "gap di competenze", nel senso che, a fronte di un'alta disoccupazione giovanile, le imprese faticano a trovare le persone giuste. Questo significa che "i giovani hanno studiato cose che non servono al mondo economico". La ragione - critica Taisch - "è che oggi in Italia il sistema dell'orientamento, gestito esclusivamente da persone con una preparazione umanistica, privilegia troppo l'aspetto dell'indole della persona, informando poco i giovani sulle reali prospettive di lavoro".(ANSA).

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