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Punzo, giocando io sono rinato

Ferito durante la guerra del Libano, "sul green ho trovato rispetto e umanità"

Redazione ANSA

Di Federico Colosimo

"Lo sport e il golf la chiave della mia rinascita". Rimasto gravemente ferito nel 2006 durante la 'cosiddetta' seconda guerra del Libano, mentre prestava servizio come Osservatore militare delle Nazioni Unite nel corso di una missione di pace disarmata, costretto su una sedia a rotelle, il tenente colonnello dell'Esercito italiano Roberto Punzo ha ritrovato la forza di vivere anche grazie allo sport. "Ho iniziato a praticare attività sportiva - rivela Punzo - con il Gruppo Sportivo Paralimpico della Difesa (GSPD), costituito nel 2014. Guardavo con invidia i miei colleghi che praticavano lo sport per il mantenimento dell'efficienza operativa. Poi finalmente è toccato a me. Non ho più smesso". Al Parco di Roma & Country Club Punzo, seguito dal maestro Pancrazio Venanzi (ex giocatore professionista) riesce, grazie alla sua paragolfer automatizzata, a dilettarsi tra swing e putt. E del golf si è innamorato: "E' un'attività sportiva - sottolinea - che cultura e società italiana non apprezzano ancora come dovrebbero". A settembre ha partecipato in Canada agli Invictus Games (i giochi internazionali paralimpici dedicati ai militari che hanno contratto disabilità permanenti in servizio), conquistando anche una medaglia di bronzo nel tiro con l'arco a squadre. Poi ha ha fatto il suo debutto all'Open d'Italia di golf nel Parco di Monza difendendosi sotto la guida del campione spagnolo Josè Maria Olazabal durante la Rolex Pro Am. A dimostrazione che il golf è uno sport aperto a tutti e che abbatte ogni barriera. "Non è un'attività d'élite - ammette Punzo - ma uno sport che guarda all'inclusione. E il mio è un esempio concreto. Questa disciplina merita attenzione. La chiave di volta è la volontà d'integrare anche la sofferenza psicologica. Ma il golf rappresenta anche una possibilità di aprirsi al contatto con gli altri. Sul green ho trovato umanità e rispetto. E ancora: tantissime persone pronte ad aiutarmi. Nei primi tre mesi della mia pratica, quando ancora non potevo contare sulla paragolfer, sono stato letteralmente spinto per le salite sulla sedia a rotelle. E il mio maestro ha voluto e potuto darmi una mano. Ci tengo particolarmente a ringraziare anche il ministero della Difesa, che mi ha permesso non solo di rientrare in servizio ma di apprezzare lo sport. Così come la Federgolf, che nell'ambito del progetto Ryder Cup ha dimostrato di credere nelle persone affette da da gravi disabilità. Dopo il grave incidente, mai avrei potuto pensare di poter giocare a golf. Questo deve essere da esempio a chi ancora non ha avuto la forza di rialzarsi dopo una caduta". Il colpo migliore? "Il drive". E La risposta questa volta arriva dal maestro Venanzi, colui che ha saputo trovare il modo di spingere Punzo a trovare la forza nei momenti più difficili.
   

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