Sauris/Zahre, perla della alta Val Lumiei, ha una storia che sfuma nel mito. I vecchi del paese hanno tramandato fino alle ultime generazioni la leggenda che la comunità sia stata fondata da due soldati tedeschi stanchi della guerra, rifugiatisi in questa valle alpina impervia e isolata. Un racconto non tanto distante dalla storiografia ufficiale: un villaggio, oggi isola alloglotta germanofona nel cuore della Carnia, sorto con l'insediamento, alla metà del Duecento, di nuclei familiari del Tirolo orientale o della Carinzia. Il primo documento noto risale al 1280 e nomina, tra i possedimenti di Awardo, signore della vicina Socchieve, una "aira" di sparvieri e un'altra di astori "in contrata de Sauris", segno che a quel tempo esisteva già una comunità nella valle, forse dedita a qualche attività di falconeria. Oggi vicino, sorge la centrale idroelettrica del Lumiei, con la possente diga di sbarramento, costruita tra il 1941 e il 1948, ai cui piedi si estende il lago artificiale. La storia e il particolare patrimonio culturale sono contenuti nei due poli museali e culturali locali: il centro etnografico di Sauris di Sopra e il centro storiografico Museo di Sant'Osvaldo, ospitato nella canonica di Sauris di Sotto e nato per raccontare la particolare venerazione dei saurani nei confronti di questo santo. Il centro etnografico, in un tipico e suggestivo edificio in legno e pietra, è anche luogo di ricerca ed esposizioni. Tra i temi, la lingua locale, che da una quindicina di anni è entrata nelle attività didattiche della scuola, il carnevale saurano, le malghe e la fienagione. Uno spazio è dedicato a Fulgenzio Schneider (1864-1941), figura emblematica di artigiano e 'intellettuale popolare' saurano. Tutto sui centri culturali di Sauris/Zahre è in una pubblicazione (testi a cura di Lucia Protti).
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