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Italia, da monetina 1968 a ko contro la Spagna

Protagonisti e tante storie azzurre nel torneo continentale

Redazione ANSA

Una vittoria nell'ormai lontano 1968, un'altra sfumata all'ultimo istante nel 2000 e un'altra sognata prima
del pesante 4-0 dalla Spagna nell'ultima finale, a Kiev, solo quattro anni fa. Ma anche un quarto posto nell'edizione organizzata in casa nel 1980, un'eliminazione in semifinale contro l'Urss di Lobanowski nell'88, in Germania Ovest, nonostante il bel calcio giocato dalla squadra del ct Vicini.
Il bilancio dell'Italia agli Europei è questo, magari aggiungendoci il fatto di essere stata, otto anni fa sotto la guida di Roberto Donadoni, l'unica squadra a mettere in difficoltà sempre la Spagna, che poi avrebbe conquistato il titolo, più il Mondial sudafricano 2010.
Il ricordo più bello rimane quello del 1968, di quel titolo vinto all'Olimpico di Roma nella ripetizione della finale contro la Jugoslavia: 2-0 dopo l'1-1 di tre giorni prima, con Domenghini che acciuffa il pareggio a pochi minuti dalla fine. Valcareggi vince, perché rivoluziona la squadra: mette dentro cinque giocatori nuovi del calibro di Riva, Salvadore, Rosato, De Sisti, Mazzola. E, proprio Riva, in gol assieme ad Anastasi, è l'uomo-simbolo del trionfo italiano. In precedenza, in semifinale, c'era stato il thrilling del sorteggio
al San Paolo dopo la sfida senza reti contro l'Unione Sovietica: il lancio della monetina da parte dell'arbitro Tschenscher aveva stabilito che passasse l'Italia.
Una beffa per i sovietici, amara quanto quella che l'Italia avrebbe patito nell'Europeo 2000, in finale contro la Francia, ad Amsterdam.
La squadra del ct Dino Zoff è in vantaggio fino al 94', quando Wiltord inventa la rete dell'1-1. In quel torneo vige la regola del golden gol, nei supplementari vince chi segna per primo, ed è quanto fa Trezeguet al 103'. Sul campo gli azzurri piangono lacrime amare e, al ritorno in Italia, Zoff si dimette per le critiche del premier Silvio Berlusconi, che accusa la mancata marcatura a uomo su Zidane.
Al primo Europeo, nel 1960, l'Italia non aveva partecipato, declinando l'invito, mentre nel 1964 (quando la fase finale era ancora a quattro) era stata eliminata negli ottavi dai sovietici, a Mosca.
La rivincita arrivava nel 1968, mentre l'Europeo del 1972, con otto undicesimi della squadra campione quattroanni prima e seconda ai Mondiali messicani, vedeva l'eliminazione dell'Italia ai quarti contro il Belgio di Paul Van Himst. Nel 1976 l'Italia di Bernardini e Bearzot era stata fatta fuori nel girone delle qualificazioni dall'Olanda del calcio totale e di Cruijff; mentre nel 1980, nell'Europeo in casa, il primo a otto squadre, nel proprio girone gli azzurri erano arrivati primi alla pari, di punti e differenza reti, con il Belgio. Così, a decidere che in finale andassero Van Moer e soci era stato il maggior numero di gol realizzati: l'Italia ne aveva segnato solo uno con Tardelli, a Torino, contro gli inglesi.
Quattro anni dopo ecco l'impresa al contrario: l'Italia non si era qualificata agli Europei, pur essendo campione del mondo in carica. Ma forse Paolo Rossi e compagni avevano consumato tutte le energie nel 1982 in Spagna.
Successivamente arrivavano gli Europei '88 dell'Italia di Vicini, che promuove la sua Under 21, con Mancini, Vialli,Donadoni e andava avanti fino alla semifinale, e quelli del 1992 ai quali l'Italia non era riuscita e qualificarsi: per questo Vicini aveva perso il posto a beneficio di Arrigo Sacchi. Ma anche il profeta di Fusignano aveva poi mancato l'appuntamento con la gloria continentale, perché la 'sua' Italia nel 1996 in Inghilterra era scivolata sul rigore sbagliato da Zola contro la Germania.
Lacrime amare anche nel 2004, in Portogallo, in particolare quelle di Cassano, per la beffa atroce del 2-2 sospetto fra Svezia e Danimarca, il risultato esatto per far fuori l'Italia. Così aveva lasciato Trapattoni ed era arrivato Lippi, l'uomo del trionfo iridato di due anni dopo a Berlino.
Nel 2008 i rigori fermano l'Italia di Donadoni nei quarti contro la Spagna, che poi conquisterà il titolo, mentre nell'edizione 2012 gli azzurri di Cesare Prandelli fanno sognare l'impresa, grazie anche a una prova superlativa nella semifinale contro la Germania, ma ancora una volta è la Spagna a stroncare ogni velleità, travolgendo gli azzurri in finale. Il 4-0 è perfino umiliante ed il preludio al fallimenti nel Mondiale
brasiliano del 2014. (ANSA)

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