Scontro tra Conte e Salvini in Cdm sul decreto sicurezza, poi il rinvio

Premier chiama in causa il Colle. Lega insorge: varo entro questa settimana

Redazione ANSA GAMBELLARA (VICENZA)

Muro contro muro sul decreto sicurezza in Consiglio dei ministri. Giuseppe Conte e Matteo Salvini vanno allo scontro e, dopo un Cdm di circa tre ore, alla fine sia l'esame del decreto sicurezza sia quello del decreto famiglia vengono rinviati, in un clima di costante tensione. Ma la Lega non digerisce la fumata nera e chiede l'approvazione del testo - con modifiche - in un nuovo Cdm da tenere già in settimana. Il via libera arriverà, assicurano. Mentre, a riunione finita, da Palazzo Chigi tentano di ridimensionare la portata della lite e assicurano che il "clima è sempre stato sereno". Di fatto al dl sicurezza arriva uno stop da parte del premier. E Conte, nel corso della riunione, mette sul tavolo la "carta" più autorevole per sottolineare le criticità del decreto proposto dal Viminale su migranti e sicurezza urbana: ci sono dubbi non solo di Palazzo Chigi ma anche del Quirinale. Il ministro dell'Interno non intende tornare a casa con un nulla di fatto: "Fammi capire quali sono queste criticità", dice a muso duro a Conte. Il clima si accende, la riunione viene sospesa con Salvini che punta al Cdm a oltranza. "Resto qui tutta la notte se serve", avverte il vicepremier leghista. Salvini, Di Maio e Conte si riuniscono quindi nella stanza del presidente del Consiglio. Obiettivo, verificare - come ha chiesto il leghista - le criticità del decreto rilevate dal premier. Poi, dopo circa mezz'ora, Palazzo Chigi annuncia che il Consiglio dei ministri è finito. Il varo del decreto sicurezza è rinviato in attesa di chiarimenti dal Quirinale, viene riferito. Poco prima, fonti del M5S si dicevano "pronte a lavorare serenamente sulle criticità del testo". "Sono stati accolti i suggerimenti e fatti i miglioramenti, siamo certi che ci sarà l'approvazione del decreto in nuovo Cdm in settimana", assicurano fonti della Lega. Resta da vedere quando, vista l'agenda fittissima dei due vicepremier in campagna per le Europee e il clima di costante tensione che si respira ormai da giorni: l'ipotesi è rivedersi tra mercoledì e giovedì. L'unico provvedimento ad avere il timbro, sia pure salvo intese, oltre alle nomine, resta quello sui magistrati onorari. E' uno dei primi punti ad essere esaminati nel Cdm, che inizia alle 21 anche se Conte, Di Maio e Salvini sono a Palazzo Chigi - senza parlarsi - diversi minuti prima dell'inizio della riunione. Già nel pomeriggio trapela il tentativo della presidenza del Consiglio di condividere i suoi dubbi sul decreto sicurezza con il presidente Sergio Mattarella: il provvedimento, assieme al decreto famiglia voluto dal M5S, viene inviato per conoscenza al Quirinale. E' lo stesso premier a riferire in serata ai suoi ministri che dagli uffici del Colle emergono dubbi giuridici su alcune delle norme proposte dal Viminale. E' la scintilla che anima la discussione tra Conte e Salvini. In quel momento, viene riferito, esplodono le tensioni della giornata. Pesano le dure critiche di Giancarlo Giorgetti - assente al Cdm perché impegnato in una cena a Milano con l'ambasciatore americano - al presidente del Consiglio, definito non imparziale. Conte è irritato e non lo nasconde. Il leader della Lega, che aveva lanciato messaggi più concilianti, fa fatica a digerire - a sei giorni dal voto - una bocciatura così plateale del suo decreto. Se serve sono pronto a cambiare il testo ma prima - dice al presidente del Consiglio - mi devi spiegare quali sarebbero le criticità. "Sono pronto a restare qui a oltranza: mettiamo il decreto ai voti", insiste Salvini. Ma alla fine il colloquio a tre, il primo dopo diverse settimane, sigla l'ennesima tregua: tutto rinviato. Ci si rivede presto.

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