Nei prossimi anni serviranno 32 miliardi per adattare le reti elettriche di distribuzione agli shock climatici. I conti li ha fatti Eurelectric, che al tema della resilienza dei sistemi energetici al cambiamento climatico ha dedicato un rapporto e un evento. “Parliamo delle piccole reti a bassa tensione ampiamente distribuite in Europa, dove collegheremo le nostre auto, le nostre pompe di calore e anche molte energie rinnovabili”, spiega Kristian Ruby, segretario generale dell’organizzazione europea del settore elettrico.
“Queste reti – precisa – sono state costruite principalmente negli anni ’80, stanno invecchiando e c’è la necessità di un aggiornamento strutturale". "Si tratta di cose molto concrete da fare - sottolinea Ruby - linee più robuste, sistemi di raffreddamento e barriere intorno ai trasformatori da alta a bassa tensione, in modo che non si blocchino quando fa troppo caldo e non vengano inondati quando si verificano precipitazioni estreme”.
Secondo Ruby, gli investimenti sono necessari, ma quel che serve davvero è una diversa prospettiva da parte del regolatore. “Le reti sono trattate nella legislazione come un monopolio, il che significa che ogni investimento che un operatore di rete fa deve essere approvato dal regolatore”, prosegue il dirigente. Il cambiamento più importante da fare è culturale, “serve la consapevolezza dell’impatto dei cambiamenti climatici e un migliore coordinamento tra i regolatori”.
L’attenzione all’ultimo miglio delle infrastrutture e alla prospettiva di decentramento del mercato elettrico è anche uno dei pilastri della posizione di Eurelectric sulla imminente proposta della Commissione europea sulla revisione delle regole sul tema. Il primo elemento è che l’Ue dovrebbe “confermare la centralità del settore per la decarbonizzazione, abbiamo bisogno di una evoluzione, non di una rivoluzione delle regole”, specifica Ruby.
Il secondo e il terzo punto della prospettiva del settore elettrico europeo dipende dai cambiamenti della domanda. “Per tenere alto il flusso degli investimenti chi acquista ha bisogno di vedere i benefici delle energie rinnovabili sull'andamento delle bollette”, soprattutto se si tiene conto “che siamo nel bel mezzo di una gigantesca trasformazione strutturale del sistema, da una distribuzione centralizzata a rinnovabili locali e basso voltaggio”. La risposta a entrambe queste necessità sono “gli accordi a lungo termine”, scandisce Ruby e “una pianificazione più dettagliata e granulare delle reti di distribuzione, che guardi non solo all’alta tensione, ma al basso voltaggio per assicurare l’approvvigionamento di energia”.
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